La S. Messa – Cenni generali

 

La S. Messa in latino viene celebrata, per ora mensilmente, l’ultimo sabato di ogni mese alle ore 17. Nei mesi estivi alle ore 18,30

E’ valevole per assolvere il precetto festivo

Cenni sull’Anno Liturgico e sulla Liturgia Tradizionale

Il Santo Sacrificio della Messa, celebrato secondo la liturgia tradizionale, che nel Motu Proprio “Summorum Pontificum cura” viene chiamata “espressione straordinaria” dell’unico rito romano è chiamato anche con il nome di Messa Tridentina o Messa di san Pio V o anche Messa Piana.

Spesso si tende ad associare, generalmente, l’espressione “Messa in Latino” alla Messa celebrata secondo la liturgia tradizionale, ma va precisato che anche il Messale del 1970 consente la celebrazione in Latino, “coram Deo” (di fronte a Dio) e la Comunione in ginocchio ed in bocca. Questa liturgia conserva alcune somiglianze con la liturgia tradizionale della quale ci occupiamo in questo sito, tuttavia, i due messali, rispettivamente del 1962 e 1970 contengono una liturgia codificata in modo differente; Tuttavia, la Messa é sempre Messa, a prescindere dalla liturgia. L’unico e perfetto Sacrificio di Cristo Gesù, si rinnova sempre, in tutti gli altari delle chiese cattoliche del mondo, a prescindere dalla liturgia che viene applicata al Sacrificio stesso.
Vediamo ora più approfonditamente le caratteristiche della liturgia codificata nel Messale del 1962.

Le Messe si possono suddividere in Messa Bassa (o letta), Messa Cantata e Messa solenne.
– Nella Messa bassa, tutte le parti della Messa che richiedono la risposta dei fedeli, dove presenti, sono dialogate con il sacerdote. Possono esserci dei canti, ma non nelle parti dell’ordinario (le parti fisse: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei). Vengono accese solo le candele che nell’altare sono collocate più in basso. Prima che il sacerdote torni in Sacristia, dopo l’ultimo vangelo (prologo di S. Giovanni che si legge alla fine di ogni Messa) si recitano le preghiere leonine, così chiamate perché volute da Papa Leone XIII per chiedere a Dio, mediante l’intercessione di Maria Santissima e di San Michele Arcangelo, protezione dalle insidie che il diavolo vorrebbe tendere alla Chiesa.
– Nella Messa cantata, tutte le parti dell’ordinario della Messa citate sopra, sono cantate. La domenica si canta l'”Asperges me” ed il sacerdote benedice tutti i presenti con l’acqua benedetta, in ricordo del proprio battesimo. Si accendono le candele che stanno più in alto, ai lati del Crocefisso, che é sempre al centro dell’altare, a ricordarci che l’altare rappresenta il Golgota, luogo dove Nostro Signore offrì una volta per tutte se stesso in Sacrificio al Padre per salvarci dal peccato e dalla morte e riacquistarci l’adozione a figli di Dio. L’altare quindi rappresenta il Golgota perché sull’altare si rinnova realmente, senza spargimento di Sangue, lo stesso Sacrificio che é avvenuto sul Golgota.
– Nella Messa solenne, tutte le parti della Messa sono cantate, compresi il Vangelo, l’epistola, il “confiteor” etc. E’ presente un sacerdote, un diacono ed un suddiacono, ed eventualmente un turiferario ed un cerimoniere. Si accendono le candele che stanno più in alto, ai lati del Crocefisso. Nella liturgia tradizionale non esiste la concelebrazione: chi celebra é solo il sacerdote.

Altra precisazione merita l’aspetto delle “spalle al popolo” come si sente dire comunemente.
Se si afferma che il sacerdote “dà le spalle al popolo” si afferma, in un certo senso, che il popolo é al centro della Messa, ma, poiché sappiamo che la Messa é il rendere culto dovuto a Dio e sappiamo che é Dio che dev’essere al centro della celebrazione, come di tutti gli ambiti, é facile dedurre che é corretto dire che “il sacerdote é rivolto a Dio” e come si potrà notare, segue lo stesso “verso” dei fedeli, anch’essi rivolti a Dio.

E’ anche utile precisare che già col Messale del 1962 é possibile fare le letture in lingue diverse dal latino.
Esse possono essere:
a) solo in latino;
b) in latino con a seguito la traduzione;
c) solo in lingue diverse dal latino;
Questo tipo di liturgia inoltre, rappresentava la liturgia utilizzata da tutti i padri conciliari del Concilio Ecumenico Vaticano II fino a che non fu promulgato il Messale successivo.

DIFFERENZE DI ALCUNI TIPI DI MESSE.

A. Messa privata.
NB. L’aggettivo “privata” si riferisce alla intenzione per la quale la messa viene celebrata, e non è in alcun modo collegato alla quantità di persone che assistono al rito o al livello di solennità del medesimo.

Si tenga presente che teologicamente il Sacerdote che celebra Messa non può mai agire da persona “privata”, ma sempre in persona Christi e compiendo un’azione propria della Chiesa, e per l’Ordine Sacro ha la potestà di rappresentare la Chiesa tutta. È il dogma della Communio Sanctorum.

Con il Rito di San Pio V il Sacerdote può celebrare da solo, anche se normalmente si richiede che il Sacerdote abbia almeno una persona presente che risponda, preferibilmente un Ministrante. In ogni caso, il Sacerdote continua a pronunciare le formule rivolte al popolo usando il “Voi” anche senza che nessuno risponda (es. Dominus vobiscum, Confiteor… vobis fratres, Orate fratres, Benedicat vos, Ite Missa est).

B. Messe dei defunti.
Si usano esclusivamente paramenti neri. Anche il velo del calice e la borsa sono neri, tuttavia il canopeo del Tabernacolo ed eventualmente il paliotto dell’Altare (se reca il SS. Sacramento, altrimenti si usa quello nero) devono essere violacei. Nella Messa funebre, al termine, viene impartita l’assoluzione al feretro o al tumulo con l’aspersione e la turificazione (incensazione) del catafalco; il Sacerdote depone la pianeta ed il manipolo, e indossa il piviale, nero anch’esso.
All’inizio della Messa si omette il Salmo Iudica me, e, detta l’antifona Introibo ad Altare Dei, si procede col versetto Adiutorium nostrum in nomine Domini.
Leggendo l’Introito, non si segna ma traccia una croce verso il Messale; l’Introito non è intermezzato dal Gloria Patri ma dal Requiem æternam.
Al Vangelo si omettono le formule Jube e Dominus sit, il bacio del libro e le parole Per evangelica.
All’Offertorio non si benedice l’acqua (ma si recita ugualmente la formula dell’infusione).
Dopo il Pater non si dice l’Orazione Domine Jesu Christe, qui dixisti Apostolis tuis.
All’Agnus Dei non si batte il petto, termina con dona eis requiem… dona eis requiem sempiternam.
Non si dice Ite Missa est ma Requiescant in pace, non si imparte benedizione.
Il Ministrante non bacia le ampolline all’Offertorio. Si omettono la prima incensazione dell’Altare, quella del Vangelo e, all’Offertorio, quella dei Ministri e fedeli, incensando solo Altare e Sacerdote.
Nell’anniversario del defunto o in una Messa applicatagli si può impartire l’assoluzione al tumulo, con aspersione e turificazione. Il tumulo può essere costituito da una struttura apposita o anche da un lungo tavolo (o due tavoli disposti per lunghezza) coperto dalla coltre, drappo nero recante impressa una croce.

GLI SPAZI SACRI.
(si veda immagine e schema riportati in coda alla descrizione)

Come già noto, la Chiesa si suddivide in due spazi, cioè il presbiterio o luogo dei Ministri Sacri e la navata o luogo dei fedeli. In una chiesa tradizionale, questa distinzione é resa netta e sensibile dalla presenza della balaustra.

  • La balaustra è marmorea o lignea, e va coperta con una tovaglia solo in caso della Comunione generale. Poggia su un gradino, il quale è utile perché vi si inginocchino i fedeli (possono anche disporsi alcuni cuscini sul gradino). La balaustra circonda il presbiterio o santuario. Nessun fedele salvo il sagrestano e i chierichetti dovrebbe oltrepassarla, anche al di fuori della Messa. Chi vi si accosta, se nell’Altare si conserva il SS. Sacramento, fa genuflessione, altrimenti inchino alla Croce dell’Altare.
  • Il presbiterio oltre che separato è anche rialzato rispetto alla navata. L’Altare secondo le prescrizioni del Cærimoniale Episcoporum sarà ulteriormente rialzato rispetto al presbiterio, con almeno tre gradini. Lo spazio del presbiterio antistante i gradini dell’Altare si chiama tecnicamente piano (planum).
  • Il gradino più alto dell’Altare, quello su cui starà il Sacerdote durante la maggior parte della Messa, può essere di legno e prende il nome di predella. L’Altare è virtualmente suddiviso in tre aree. Quella al centro, dove il Sacerdote lo bacia, da dove si rivolge al popolo voltandosi (tranne per il Prefazio), recita testi importanti (Kyrie, Gloria, Credo) e svolge la parte centrale della Messa dall’Offertorio alla Comunione. La seconda area è a destra guardando l’Altare, detto lato dell’Epistola perché è lì che il ministro ordinato legge o canta l’Epistola del giorno; qui si recitano diverse orazioni e si svolgono altri riti. Infine il lato del Vangelo, a sinistra, ove si leggono le pericopi evangeliche del giorno e, quasi ad ogni Messa, l’intero prologo del Vangelo secondo S. Giovanni. Le due estremità dell’Altare si chiamano, dal latino, cornua (spigolo): rispettivamente cornu Epistulae ecornu Evangelii. Quando sono presenti alla Messa il Diacono ed il Suddiacono, essi canteranno l’Epistola e il Vangelo ai lati corrispondenti, ma non sulla predella, bensì in plano, cioè sotto i gradini dell’Altare.
  • Da quanto si intuisce leggendo il punto precedente, in una chiesa posteriore alla riforma del Concilio di Trento non esistono uno o più amboni. Ci può essere tuttavia un pulpitosopraelevato da dove il Sacerdote, rivestito dei paramenti, rivolge ai fedeli un sermone esplicativo detto omelia o predica: esso è distinto dal presbiterio e potrebbe persino essere in mezzo alla navata perché i fedeli ascoltino meglio. Senza pulpito, il Sacerdote che predica si posizionerà al lato del Vangelo ma rivolto ai fedeli.
  • Allo stesso modo non esiste la sede secondo le moderne accezioni. C’è bensì uno scanno o sedilia, a tre posti e senza divisioni per il Sacerdote e i Ministri che celebrano la Messa Solenne posizionato lungo la parete destra del presbiterio, in cornu Epistole e rivolto verso la parallela parte sinistra.
  • L’Altare solitamente è disposto verso Oriente o in fondo al presbiterio. Si richiede tuttavia che il Sacerdote mantenga l’orientamento di modo che, sia i fedeli che il ministro contemplino e preghino orientati verso un unico punto convenzionale espressione e segno del Cristo Redentore, “luxOriens ex alto”. Preferibilmente l’Altare è fisso, ben saldo su stipiti marmorei. Se c’è spazio tra esso e il fondo del presbiterio o l’abside, questo spazio può essere utilizzato per farvi porre il coro del Clero assistente.
  • Per la schola cantorum non esiste un luogo fisso obbligatorio, ma si sceglie secondo le possibilità che offre la chiesa rispettandone sempre le strutture e conservando la dignità di ciò che si compie.
  • La credenza, coperta dai drappi del colore dei paramenti da una tovaglia, dovrebbe essere normalmente a destra dell’Altare, in cornu Epistolae. Su di essa si dispongono le ampolline con il loro vassoio e il catino del lavabo, il manutergio, il campanello per la Consacrazione, il piattino per la Comunione, la tabella delle Preci Leonine per la Messa privata o le altre tabelle della Messa cantata (vedi sotto in “Oggetti sacri”), oppure quando è richiesto il secchiello dell’acqua benedetta e la navicella con incenso e cucchiaino.
  • Infine la navata, perlopiù rettangolare, deve dare ai fedeli la possibilità di inginocchiarsi, giacché essi devono stare genuflessi per gran parte della Messa. La disposizione e il contegno devono mirare al raccoglimento e alla sacralità.
  • Ultima menzione merita la Sagrestia. Vi deve regnare l’ordine e il rispetto per le cose sacre ivi custodite, e soprattutto non dovrebbe accedervi nessuno che non abbia incarichi attinenti alla cura della chiesa o al servizio liturgico. In ogni caso in sacrestia non deve trovare spazio nessun vociare inutile o qualsiasi altra forma di crocicchio che possa disturbare la preparazione dei sacerdoti che devono celebrare e dei fedeli che stanno pregando. Sul bancone centrale, ove si dispongono ordinatamente i paramenti, puliti ed intonsi, della Messa e delle funzioni del giorno, deve campeggiare una Croce alla quale Sacerdote e Ministri faranno inchino prima di uscire per la cerimonia e appena rientrati.
Presbiterio
Figura del presbiterio secondo quanto detto
  1. Croce dell’Altare
  2. Cupola (facoltativa)
  3. Tabernacolo coperto da canopeo
  4. Candelabri (questi si accendono per le Messe cantate)
  5. Candelabri (questi si accendono per le Messe cantate)
  6. Candelabri (questi si accendono per le Messe cantate)
  7. Candelabri (questi si accendono per le Messe cantate)
  8. Candelabri (questi si accendono per le Messe cantate)
  9. Candelabri (questi si accendono per le Messe cantate)
  10. Candele (queste si accendono per la Messa bassa)
  11. Candele (queste si accendono per la Messa bassa)
  12. Cartagloria dell’ultimo Vangelo
  13. Cartagloria delle principali preci fisse
  14. Cartagloria della preparazione del calice e del lavabo
  15. Primo ripiano dell’Altare (per le candele)
  16. Secondo ripiano dell’Altare
    (tra i candelabri si possono collocare fino a tre reliquiari per lato)
  17. Altare coperto da tre tovaglie
    (e in più, fuori della Messa, velo coprialtare)
  18. Stipiti dell’Altare
  19. Paliotto (facoltativo)
  20. Cornu Evangelii (al lato del Vangelo)
  21. Cornu Epistulae (al lato dell’Epistola)
  22. Plano (ai piedi dei gradini)
  23. Primo gradino
  24. Secondo gradino
  25. Predella
  26. Credenza coperta da tovaglia
  27. Ampolline di acqua e vino su vassoio
  28. Catinello per lavabo
  29. Manutergio
  30. Piattino della Comunione e tabella delle Preci
  31. Sedile per il Sacerdote (usato solo nella Messa cantata o solenne)
  32. Campanello per la Consacrazione
  33. Balaustra munita di cancelletto
I MINISTRI.
  • Il Sacerdote indossa: amitto, alba, cingolo, manipolo, stola, pianeta.
  • Il Diacono sopra amitto, alba, cingolo, la stola disposta trasversalmente, poi il manipolo e la dalmatica.
  • Il Suddiacono è un Chierico Minore che viene Ordinato in “Sacris” secondo il Codice di Diritto Canonico del 1917 pio-benedettino. Il Suddiaconato è un Ordine Maggiore (nella Chiesa latina alla ricezione del Suddiaconato è legato l’obbligo formale del celibato, per cui la ricezione del Suddiaconato è impedimento dirimente al matrimonio) ma d’istituzione Ecclesiastica. La Chiesa ha infatti il potere di dividere le facoltà del Diacono (che è d’istituzione divina, insieme a quelle del Sacerdote e del Vescovo, come insegna ilConcilio di Trento) in più parti potenziali a seconda delle necessità.
    Il Suddiaconato dà la facoltà di accedere all’altare e di ministrare i vasi sacri. Nella Messa solenne il Suddiacono ha anche il compito di cantare l’Epistola, oltre che di aiutare il Diacono nel suo servizio. Materia della sua ordinazione è la consegna del calice e della patena vuoti da parte del Vescovo. Insegne liturgiche del Suddiacono sono il manipolo e la tunicella, ovvero come una dalmatica ma di foggia più piccola, ed il velo omerale durante la Messa solenne, solo dall’Offertorio fino al Pater.
    Con la liberalizzazione della Liturgia tradizionale (07 luglio 2007) si ripropone la figura liturgica del Suddiacono. Questo Ufficio può essere svolto o da un altro Sacerdote, che ne assume i paramenti (senza stola) o da un altro Diacono oppure da un laico Istituito Accolito come la lettera apostolica Ministeria quædam prevede.
  • Il numero dei Ministri è fisso. Per la Messa bassa: uno o due Ministranti. Per la Messa cantata: un Cerimoniere, un Turiferario e due Accoliti. Per la Messa solenne: come per la cantata con in più un Diacono e un Suddiacono. Tuttavia, se vi fossero altri Ministri o Chierici, possono collocarsi in una zona a loro destinata del presbiterio – o, in mancanza di spazio, dell’assemblea – in quanto coro, e, stando in cotta (e stola al momento della Comunione se questa è Generale), attendono al canto senza svolgere servizio liturgico, e ricevendo un’incensazione a parte. Ma non è escluso che alcuni di essi accendano dei ceri dalla Consacrazione alla Comunione, disponendosi in fila in plano davanti all’Altare.
  • Come emerge leggendo il punto precedente, non è mai ammessa dunque la concelebrazione. Solo nelle Ordinazioni Sacerdotali ed Episcopali i neoconsacrati leggono sub secretoil Canone insieme al Vescovo che lo proferisce ad alta voce (ma stando in ginocchio al loro posto in plano).
  • I Ministranti o gli Accoliti, ed il Cerimoniere, indossano la veste (solitamente nera) e la cotta, non il camice, riservato ai Ministri Sacri. Non è ammessa mai e per nessuna ragione la possibilità di Ministranti di sesso femminile, qualunque età abbiano.
  • Non esistono i “ministri straordinari della Comunione” e né gli Accoliti possono svolgere questo compito. Soltanto il Sacerdote può distribuire la S. Comunione. In caso di popolo eccezionalmente numeroso, potrebbe farsi aiutare da un altro Sacerdote presente in chiesa (stante in cotta e stola), oppure dal Diacono che avesse l’autorizzazione del Vescovo e il consenso del Parroco.
  • In alcune rare Messe (Quattro Tempora, Veglia Pasquale) possono avere più letture. In tal caso, quando si celebra con maggiore solennità esterna, le letture dell’Antico Testamento, dette Prophetiæ, possono essere cantate – in gregoriano secondo il loro tono proprio – da un Ministro in cotta che sia in grado di farlo (se possibile, da un chierico che abbia ricevuto l’Ordine Minore del Lettorato). Egli sta in plano, dal lato dell’Epistola, rivolto verso l’Altare e non verso il popolo. Circa il resto, l’Epistola va cantata dal Suddiacono e il Vangelo dal Diacono nella Messa solenne, altrimenti entrambi dal solo Sacerdote.
  • La schola cantorum può essere sia maschile, sia femminile, sia mista. In caso di schola completamente maschile, sarebbe bene che i cantori indossassero veste e cotta.
OGGETTI SACRI.
  • L’Altare è coperto da tre tovaglie, delle quali almeno una deve coprire tutta la mensa e scendere ai lati sino a terra. Le candele non possono essere a cera liquida ma necessariamente di cera naturale bianca (cera comune, gialla, è prescritta solo per la liturgia funebre), secondo la forma Romana: stretta e lunga. Esse vanno disposte simmetricamente a destra e a sinistra, possibilmente scalate, avendo al centro la Croce (quando pontifica il Vescovo si accende una settima candela dietro la Croce). Al centro della mensa deve essere infissa la Pietra Sacra contenente le Reliquie. Il paliotto è facoltativo, e deve essere del colore liturgico del giorno (il nero è sostituito dal violaceo quando si tratta dell’Altare del SS. Sacramento). L’Altare può essere sormontato da un baldacchino o ciborio (obbligatorio quando sopra l’aula della chiesa vi sono locali adibiti a uso profano) o da una grande cupola; il Tabernacolo con la Croce disposta sopra di esso, possono essere coperti da elementi con foggia simile ai baldacchini. Il Tabernacolo o almeno la sua porticina, quando custodisce il SS. Sacramento, va obbligatoriamente coperto con un canopeo, il quale segue il colore liturgico del giorno o della Messa celebrata (ad eccezione del nero, sostituito dal violaceo). Anche la pisside va coperta da un velo, di colore bianco. L’ostensorio prima e dopo l’esposizione va coperto da un velo bianco, così anche la sua teca custodita nel Tabernacolo.
  • Il calice e la patena in quanto consacrati dal Vescovo per un uso esclusivamente sacro, non possono essere toccati che da un Sacerdote. Tuttavia il Parroco può concedere a qualcuno il permesso esplicito di prepararli, coprendo almeno le mani con un velo.
  • Non si usano patene “a scodella”, ma solo piatte e lievissimamente concave. Per consacrare le ostie dei fedeli si usa la pisside con coperchio. Infatti la patena, sino all’offertorio e dopo la Comunione, deve stare sul calice. I vasi sacri esigono che almeno il loro interno sia dorato.
  • I lini che vengono a contatto con le Sacre Specie, benedetti precedentemente dal Vescovo, devono ricevere un primo lavaggio da qualcuno che abbia ricevuto almeno il Suddiaconato, e l’acqua di questo lavaggio va versata nel Sacrario. Considerando il fatto che nelle parrocchie questa figura è quasi impossibile trovarla, è opportuno delegare ufficialmente un uomo pio (o anche una donna) a compiere questa mansione così delicata e pia. Fatto quindi questo primo lavaggio, i lini, possono essere puliti come di consueto, con tutto il dovuto riguardo.
  • L’acqua residua dell’ampollina e del lavabo, essendo benedetta, va versata nel Sacrario dopo la Messa. Il lavabo è infatti amministrato con la medesima ampollina dell’acqua. Il vino restante dell’ampollina, invece, non viene benedetto e può essere gettato.
    NB: se il Sacerdote prevede di dover celebrare un’altra Messa nell’arco di tre ore, non usa il vino nelle abluzioni ma solo l’acqua, perché non rompa il digiuno eucaristico.
  • Il Sacrario è presente in tutte le Chiese costruite prima della riforma liturgica (anche se molti sono stati tolti o murati dopo la riforma liturgica). È una buca coperta da botola (oppure si presenta come un piccolo lavandino a forma di imbuto) che mette a contatto direttamente con la terra di fondazione della Chiesa, benedetta dal Vescovo durante la posa della prima pietra. In esso si getta qualsiasi cosa che sia stata benedetta o consacrata in modo che torni alla natura creata da Dio e sia l’usura a consumarla. Qual’ora non ci fosse in sacrestia o non si ha la certezza che lo scarico non sia stato erroneamente chiuso o peggio collegato ad un scarico del lavandino presente in sacrestia, è bene individuare un piccolo spazio di terra attiguo alla sacrestia, recintato e segnato magari con una piccola croce confitta nel terreno.
  • Il Messale contiene di per sé tutte le formule e i testi della Messa (comprese le letture e i toni cantati dal Sacerdote), non servono altri libri liturgici se non quelli con le melodie per i cantori [NB: va bene il Graduale, ma il migliore di tutti è il Liber Usualis, che contiene il Kyriale, il proprio e l’ordinario di ogni Messa e di ogni Divino Ufficio, e altri canti, tutto in gregoriano]. Durante la Messa letta, il Messale è sfogliato direttamente dal Sacerdote, mai dal Ministrante. Nella Messa cantata il Cerimoniere dispone il Messale ma non lo sfoglia dinnanzi al Sacerdote mentre nella Messa solenne spetta al Diacono. Il Messale non va poggiato sempre per lo stesso verso, ma sarà dritto parallelamente all’Altare quando è in cornu Epistulæ, obliquo con le pagine verso il Sacerdote quando in cornu Evangelii o rientrato nel medesimo lato.
  • NON si amministrano mai sacramenti durante la Messa, ma sempre separatamente.
  • Sull’Altare si dispongono tre tabelle o cartegloria, in verticale. Quella di sinistra riporta il testo dell’ultimo Vangelo (Prologo del Vangelo secondo S. Giovanni), quella centrale contiene le principali preghiere fisse del Sacerdote, mentre quella di destra ha la formula per l’infusione dell’acqua nel calice e il salmo del lavabo. Fuori dalla Messa le cartegloria vengono rimosse o abbassate. Una quarta tabella sta sulla credenza e viene portata al Sacerdote, alla fine della Messa letta, dal Ministrante: essa contiene le Preci Leonine. Nella Messa cantata invece possono usarsi altre tabelle, sempre prelevate dalla credenza: la prima ha i testi per l’aspersione domenicale, poi i toni dell’intonazione delGloria, del Credo, dell’Ite Missa est.
  • L’uso del campanello alla Consacrazione è sempre obbligatorio anche nella Messa privata, ad eccezion fatta per il periodo intercorrente tra la Cœna Domini e la Veglia Pasquale.
  • L’unico strumento musicale teoricamente lecito è l’organo. Tuttavia c’è stato sempre l’uso di consentire anche strumenti classici (archi, legni, ottoni, e chitarra ma solo se suonati secondo il canone proprio della musica classica etc.). Sono comunque esclusi gli strumenti popolari (es. chitarra – se suonata con gli accordi strappando le note con il plettro – , chitarra elettrica, batteria) o folk (es. tamburi e tamburelli, cembali di vario genere); altrimenti si può sempre cantare a cappella (sola voce umana). Il canto nella Messa, gregoriano o polifonico, è sempre in latino. Sono vietate le esecuzioni di musica registrata.
  • Il Vetus Ordo conosce alcuni paramenti che nel Novus Ordo sono scomparsi o diversi. Ovviamente sono tutti necessari.
    – Il manipolo è come una stola, ma più piccola e molto corta, di origine Medievale, da allacciarsi al braccio sinistro; è l’insegna propria degli Ordini Maggiori, indica infatti il servizio: Sacerdotale, Diaconale e Suddiaconale.
    – Il velo del calice si pone sopra la palla e copre il calice fino alla base, almeno dal lato anteriore. [N.B. per conoscenza: i Prænotanda del Messale di Paolo VI, compresa l’ultima edizione promulgata, prescrivono ancora l’uso del velo. Esso è soltanto caduto in disuso a causa dell’incuranza dei Sacerdoti].
    – La borsa è un grande quadrato di tela rigida nel quale si entra il corporale piegato. Si tiene sopra il calice velato, viene rimossa appena il calice è posto sull’Altare in cornu Evangelii con il lato aperto rivolto verso il sacerdote e non verso l’alto. Borsa e corporale si usano anche per l’esposizione e benedizione del SS. Sacramento.
    – N.B.: Il velo del calice e la borsa sono considerati come un complemento dei paramenti del Sacerdote. Ne seguono infatti il colore liturgico e, quando possibile, la stessa foggia (infatti spesso le sartorie ecclesiastiche vendono il complesso di pianeta, stola, manipolo, velo e borsa; aggiungendovi talvolta anche i paramenti per Diacono e Suddiacono). Per la loro disposizione vedesi figura riportata in coda.
    – La tunicella è il paramento del Suddiacono, negli ultimi secoli ha assunto la medesima foggia della dalmatica; il Suddiacono dall’Offertorio al Pater, indossa anche il velo omerale.
    – Il Vescovo ha altri paramenti (calzari, chiroteche – cioè guanti – etc… ed indossa sopra il camice la tunicella, la dalmatica e la pianeta). Inoltre utilizza più mitrie (preziosa, aurifregiata e semplice) delle quali le prime due anche nel corso della stessa celebrazione, la mitria preziosa quando accede e discende dall’altare e la mitria aurifregiata nel resto del Pontificale.
    – I Ministri Sacri quando procedono dalla Sagrestia all’Altare e viceversa possono indossare la berretta o tricorno (i religiosi alzano sul capo il cappuccio del loro abito); l’assumono anche quando stanno seduti sullo scanno durante le Messe cantate, salvo toglierla per fare gli inchini prescritti. Chi tiene l’omelia inoltre la indossa, deponendola alla fine.
    – La stola del Sacerdote sta incrociata e fermata con il cingolo quando si trova sul camice (non quando è sulla cotta, cioè per tutte le funzioni fuori dalla Messa). Quella del Diacono è indossata trasversalmente, dalla spalla sinistra al fianco destro e fermata con il cingolo. Il Suddiacono non ha mai la stola.
    – L’alba o camice ha un’unica foggia, cioè aperto sulle spalle e allacciato davanti, perché le spalle e il collo siano visibilmente coperti dall’amitto. Dunque non si usano camici con il collo chiuso o aperto da cerniera. La si indossa sempre sulla talare o sull’abito religioso. È usata solo per la Messa: nelle altre cerimonie (fossero sacramenti, benedizioni o processioni etc.) il Sacerdote indossa cotta e stola (abito corale) e, quando richiesto, il piviale.
Preparazione del Calice
Preparazione Calice
  1. Calice prima della preparazione;
  2. Vi si pone sopra il purificatoio;
  3. Poi la patena con l’ostia grande del Sacerdote (ed anche quella piccola per il Ministrante in caso di Messa privata);
  4. La palla sopra la patena;
  5. Viene velato;
  6. Il corporale viene introdotto nella borsa;
  7. La borsa con dentro il corporale si poggia sopra il calice velato;

Tenendo questo in mano, la sinistra al nodo del calice e la destra sopra la borsa per tenerla ferma, il Sacerdote accompagnato dal Ministrante, fatta riverenza alla Croce della sagrestia, si segna con l’acqua benedetta e sale all’Altare, sul quale lo porrà estraendo e dispiegandovi sotto il corporale.

STRUTTURA DELL’ANNO LITURGICO.

Demonimazioni latine dei giorni della settimana:
Dominica: Domenica | Feria II: Lunedì | Feria III: Martedì | Feria IV: Mercoledì | Feria V: Giovedì | Feria VI: Venerdì | Sabbato: Sabato;

Tempo d’Avvento (paramenti di colore violaceo eccetto che nelle feste; rosa la terza domenica):
– I–IV Domenica di Avvento;
– Ferie IV (mercoledì), VI (venerdì) e Sabbato (sabato) della Terza settimana d’Avvento: Quattro Tempora;
– 24 Dicembre: Vigilia di Natale.

Tempo di Natale (colore bianco eccetto che nelle feste dei Santi Apostoli e Martiri):
– 25 Dicembre: Natale;
– Ottava di Natale (sino all’1 gennaio). La Domenica intercorrente si considera soltanto come Domenica tra l’Ottava;
– 2 Gennaio: SS. Nome di Gesù;
– Ferie dal 3 al 5 Gennaio.

Tempo dell’Epifania (colore bianco eccetto che nelle feste dei Santi Apostoli e Martiri):
– 6 Gennaio: Epifania;
– Domenica dopo l’Epifania: Sacra Famiglia;
– 13 Gennaio: Battesimo di Nostro Signore Gesù Cristo (N.S.G.C.)

Tempo dopo l’Epifania (colore verde eccetto che nelle feste):
– dal 14 Gennaio alla Domenica di Settuagesima: numero di domeniche variabili da 2 a 6, a seconda della data della Pasqua.

Tempo di Settuagesima (colore violaceo eccetto che nelle feste):
Si chiamano domeniche di settuagesima, sessagesima e quinquagesima le domeniche che precedono il mercoledì delle Ceneri; dalla domenica di settuagesima fino al Sabato Santo la Chiesa non officia l’Alleluia, che è un inno gioioso, ed usa paramenti viola, colore penitenziale.
Nelle celebrazioni di queste settimane si ricordano ai fedeli il peccato originale, con la caduta dal Paradiso Terrestre, il diluvio universale inviato per castigare i peccatori, il sacrificio di Abramo che riceve in dono da Dio la vita del proprio figlio in premio alla propria dedizione.
Lo scopo è quello di richiamare l’attenzione dei fedeli sulla necessità di non strafare durante il carnevale e di astenersi dal partecipare ad eccessive manifestazioni di intemperanza.
– Domenica di Settuagesima (9 domeniche prima di Pasqua);
– Domenica di Sessagesima;
– Domenica di Quinquagesima e due ferie seguenti, lunedì e martedì, prima del Mercoledì delle Ceneri, che dà inizio alla quaresima! (nella sola Diocesi di Milano, la Quaresima ha inizio con la I Domenica di Quaresima).

Tempo di Quaresima (colore violaceo eccetto che nelle feste; rosa la quarta domenica):
– Mercoledì delle Ceneri (Feria IV dopo la Domenica di Quinquagesima);
– I–IV Domenica di Quaresima;
– Ferie IV (mercoledì), VI (venerdì) e Sabbato (sabato) della Prima settimana di Quaresima: Quattro Tempora.

Tempo di Passione (colore violaceo eccetto che nelle feste):
– I Domenica di Passione (V di Quaresima secondo il Novus Ordo).
– II Domenica di Passione o delle Palme (piviale e stola rossi per la benedizione e processione; manipolo, stola e pianeta violacei per la Messa).

Settimana Santa:
– Feria II, III, IV (colore violaceo).

Sacro Triduo:
– Feria V in Cœna Domini (colore bianco);
– Feria VI in Passione et Morte Domini (colore nero, ma violaceo durante la Comunione);
Sabbato Sancto (paramenti violacei per la benedizione del fuoco, bianchi per la processione del cero e per il preconio del diacono, violacei per le letture e la benedizione dell’acqua, bianchi dall’alleluia per la rinnovazione delle promesse battesimali e la Messa).

Tempo Pasquale (colore bianco eccetto per le feste dei Santi Apostoli e Martiri):
– Pasqua di Risurrezione (Novilunio dopo l’equinozio di primavera);
– Ottava di Pasqua (sino alla Domenica II di Pasqua o in Albis);
– III–V Domenica dopo Pasqua;
– Litanie Maggiori (25 Aprile);
– Rogazioni o Litanie Minori: triduo precedente l’Ascensione (colore violaceo).

Tempo dell’Ascensione (colore bianco eccetto per le feste dei Santi Apostoli e Martiri):
– Feria IV Vigilia dell’Ascensione;
– Ascensione (Feria V dopo la V Domenica di Pasqua, sono 40 giorni dopo Pasqua);
– Domenica e settimana dopo l’Ascensione.

Tempo di Pentecoste (colore rosso):
– Vigilia di Pentecoste simile alla Veglia Pasquale;
– Domenica di Pentecoste (dieci giorni dopo l’Ascensione, 50 dopo Pasqua);
– Ottava di Pentecoste;
– Ferie IV (mercoledì), VI (venerdì) e Sabbato (sabato) dell’Ottava di Pentecoste: Quattro Tempora,

Tempo dopo Pentecoste (colore verde eccetto che nelle feste):
– SS. Trinità la domenica dopo Pentecoste (colore bianco);
– Corpus Domini la Feria V dopo la SS. Trinità (colore bianco);
– S. Cuore la Feria VI che segue la II Domenica dopo Pentecoste (colore bianco);
– Numero di Domeniche variabile da 23 a 28. Qualora fossero più di 24, tra la 23a e la 24a si integra il numero adottando la liturgia delle domeniche dopo l’Epifania che fossero state omesse a suo tempo, ma procedendo a ritroso (la domenica seguente alla 23a si inserisce la VI dopo l’Epifania, poi la V, la IV etc), purché l’ultima Domenica dell’anno liturgico si celebri sempre col formulario della 24a del Tempo dopo Pentecoste;
– Ferie IV (mercoledì), VI (venerdì) e Sabbato (sabato) della settimana seguente alla festa dell’Esaltazione della Santa Croce (14 Settembre): Quattro Tempora (colore violaceo);
– La festa di Cristo Re è l’ultima Domenica di Ottobre (colore bianco).

Le Quattro Tempora cadono fra la terza e la quarta domenica di Avvento (post Sanctam Luciam), fra la prima e la seconda domenica di Quaresima (post Cineres), fra Pentecoste e la festa della Santissima Trinità (post Rubrum) e la settimana seguente l’Esaltazione della Santa Croce (14 settembre) (post Crucem).
Nel calendario liturgico della forma straordinaria del rito romano, le Quattro Tempora sono quattro distinti periodi di tre giorni – mercoledì, venerdì e sabato – di una stessa settimana approssimativamente equidistanti nel ciclo dell’anno, destinati al digiuno e alla preghiera.
Le Tempora avevano inizio il primo mercoledì dopo il giorno delle Ceneri (allora la prima domenica di Quaresima), Pentecoste, l’Esaltazione della Santa Croce e Santa Lucia. Questo comportava, ad esempio, che se il [14 settembre] cadeva di martedì, le Tempora cadevano il 15, 17 e 18 settembre. Perciò, le Tempora di settembre potevano cadere nella seconda o nella terza settimana di settembre. Questa comunque fu sempre la terza settimana liturgica di settembre, considerando la prima domenica di settembre quella più prossima al 1° settembre (29 agosto piuttoto che 4 settembre). Per semplificare il calendario liturgico, papa Giovanni XXIII stabilì che per terza domenica dovesse intendersi la terza domenica dall’inizio del mese. Quindi se il 14 settembre cadeva di domenica, le Tempora sarebbero state il 24, 26 e 27 settembre.

Il giorno della Prima Messa (e tutte le volte che Celebrerà) il Sacerdote recita questa preghiera:

FORMULA INTENTIONIS ANTE MISSAM

Ego volo celebrare Missam, et conficere Corpus et Sanguinem Domini nostri Jesu Christi, juxta ritum sanctæ Romanæ Ecclesiæ, ad laudem omnipotentis Dei totiusque Curiæ triumphantis, ad utlitatem meam totiusque Curiæ militantis, pro omnibus, qui se commendaverunt orationibus meis in genere et in specie, et pro felici statu sanctæ Romanæ Ecclesiæ. Gaudium cum pace, ememdationem vitæ, spatium veræ pænitentiæ, gratiam et consolationem Sancti Spiritus, perseverantiam in bonis operibus, tribuat nobis omnipotens et misericors Dominus. Amen.

***

intendo celebrare questa Eucaristia e consacrare il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, secondo il rito di Santa Romana Chiesa, a lode di Dio Onnipotente e di tutta la sua corte celeste per il mio bene e quello di tutta la Santa Chiesa militante (e purgante), per tutti coloro che si sono raccomandati alle mie preghiere, in modo generale e in modo particolare, come anche per il felice stato della Santa Chiesa Romana. Il Signore onnipotente e misericordioso ci conceda di gioire nella pace, il perdono nella vita presente, il tempo per una vera penitenza, la grazia e la consolazione dello Spirito Santo e la perseveranza nelle buone opere. Amen.

Oltre questa intenzione è bene formulare un’intenzione generale perpetua all’inizio del proprio Ministero Sacerdotale con queste parole:

INTENDO CONSACRARE OGGI E SEMPRE TUTTE LE OSTIE COLLOCATE SUL CORPORALE!

Questo per evitare per esempio quegli scrupoli al momento della consacrazione, oppure per evitare di consacrare quelle ostie che potrebbero essere collocate da malintenzionati sotto la tovaglia, per utilizzarle a scopi sacrileghi.
E’ bene però ricordare, soprattutto per le celebrazioni con il Novus Ordo, di mettere l’intenzione qualora ci fossero oltre il numero di pissidi presenti sull’altare, pissidi fuori o parzialmente fuori il Corporale! In quel caso è necessario mettere l’intenzione solo per quella Celebrazione specifica quindi non per sempre.

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