4. Introito

IV – INTROITO

Terminata la cerimonia dell’incensazione, il sacerdote dice l’Introito. Non è sempre stato questo l’uso, poiché san Gregorio nel suo Ordo ci dice che il sacerdote si parava nel Secretarium [ II secretarium corrisponde all’attuale sacrestia. «La sacrestia (secretarium) è quella sala, generalmente attigua al presbiterio, nella quale si conserva la suppellettile del culto e dove i ministri sacri indossano le vesti liturgiche»: M. Righetti, Manuale di storia liturgica, vol. I, Milano 1964, p. 480.] e si recava all’altare, preceduto dalla croce e dai candelieri, mentre il coro cantava l’Introito, il quale era più lungo che ai giorni nostri, poiché si cantava tutto il salmo, mentre attualmente si esegue solo un versetto e il Gloria Patri. Il coro, inoltre, si occupava solo di cantare tutti gli altri brani che si dovevano eseguire durante la Messa. L’uso di fare recitar al sacerdote queste differenti parti che accompagnano la celebrazione del Sacrificio venne stabilito nello stesso tempo in cui si fissò l’uso delle Messe basse, e si è finito per osservarlo nelle Messe cantate.
Per questa ragione i Messali antichi non sono uguali a quelli utilizzati oggi. Essi contenevano semplicemente le orazioni, ossia le collette, le secrete, i postcommunio, i prefazi e il Canone, e portavano il nome di Sacramentari. Tutto ciò che si cantava si trovava nell’Antiphonarium, oggi chiamato Graduale (la maggior parte dei canti della Messa non sono, in realtà, che antifone più “ornate” di note delle antifone ordinarie).
Ai nostri giorni, da quando si è introdotto l’uso di celebrare le Messe basse, il Messale contiene tutto quello che un tempo cantava il coro, come pure le Epistole e i Vangeli.
Il sacerdote, come anche il coro, fa il segno di croce cominciando l’Introito, perché questa parte è considerata come l’inizio delle letture. Nelle Messe dei defunti si fa soltanto il segno di croce sul Messale.

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