Pratica del Tempo dopo Pentecoste

PRATICA DEL TEMPO DOPO LA PENTECOSTE

Scopo dell’Anno Liturgico.

Lo scopo della santa Chiesa nell’Anno liturgico è di condurre l’anima cristiana all’unione con Cristo mediante lo Spirito Santo. Lo scopo che Dio stesso si è proposto dandoci il proprio Figlio perché fosse nostro mediatore, nostro dottore e nostro redentore, e inviandoci lo Spirito Santo perché restasse in noi. Questo è il fine verso cui tende quell’insieme di riti e di preghiere che abbiamo seguito, e che non è soltanto la commemorazione dei misteri operanti dalla bontà divina per la nostra salvezza, ma porta con sé le grazie corrispondenti a ciascuno di essi, onde farci pervenire, come dice l’Apostolo, “all’età della pienezza di Cristo” (Ef 4,13).

L’unione ai misteri di Cristo opera nel cristiano ciò che la teologia mistica chiama la Vita illuminativa, nella quale l’anima si illumina sempre più della luce del Verbo incarnato che, con i suoi esempi e i suoi insegnamenti, la rinnova in tutte le sue potenze, e la abitua a non avere se non il punto di vista di Dio in ogni cosa. Questa preparazione la dispone ad unirsi a Dio, non più soltanto in modo imperfetto e più o meno effimero, ma in quel modo intimo e permanente che è chiamato Vita unitiva. Questa vita è l’opera propria dello Spirito Santo che è stato inviato all’anima per mantenerla nel possesso di Cristo e per sviluppare in essa l’amore mediante il quale si unisce a Dio.

Le feste del tempo dopo la Pentecoste.

In questo stato, l’anima è preparata per gustare e assimilare tutto ciò che i numerosi episodi di cui abbonda il Tempo dopo la Pentecoste offrono di sostanziale e di nutritivo. Il mistero della Trinità, quello del Santissimo Sacramento, la misericordia e la potenza del Cuore di Gesù, le grandezze di Maria e la sua azione sulla Chiesa e sulle anime, le sono manifestati con maggior pienezza, e producono in lei effetti nuovi. Essa sente più intimamente nelle feste dei Santi, così varie e così ricche in questo tempo, il legame che l’unisce ad essi in Gesù Cristo mediante lo Spirito Santo. La felicità eterna, alla quale questa vita di prova deve far posto, le si rivela nella festa di Ognissanti, e penetra così più addentro l’essenza di quella misteriosa beatitudine che consiste nella luce e nell’amore. Unita sempre più strettamente alla Chiesa, segue tutte le fasi della sua esistenza nella durata dei tempi, si unisce alle sue sofferenze, prende parte ai suoi trionfi, vede senza venir meno questo mondo andare verso il proprio declino, poiché sa che il Signore è vicino. Per quanto riguarda lei, sente senza rimpianto la sua vita corporea cedere lentamente, il muro che la isola ancora dalla visione e dal possesso immutabile del sommo Bene crollare a poco a poco, poiché non vive più in questo mondo e il suo cuore si trova già là dove è il suo tesoro (Mt 6,21).

Così illuminata, così attratta, così fissata dall’incorporazione dei misteri di cui la sacra Liturgia l’ha nutrita, e dai doni che lo Spirito Santo ha sparsi in lei, l’anima si affida senza sforzo al soffio di questo divino motore. Il bene le è diventato tanto più facile in quanto essa aspira di per sé a ciò che è più perfetto; il sacrificio che una volta la spaventava oggi l’attira; usa di questo mondo come se non ne usasse (1Cor 7,31), poiché le vere realtà per essa sono fuori di questo mondo; e infine aspira tanto più al possesso imperituro di quello che ama in quanto fin da questa vita, come insegna l’Apostolo, per il fatto stesso che è unita col cuore a Dio, è già un solo spirito con lui (ivi 6,17).

Il rinnovamento annuale della Liturgia.

Questo è il risultato che è chiamato a produrre nell’anima l’influsso dolce e sicuro della sacra Liturgia. Se, dopo averne seguito le fasi successive, ci sembra che questo stato di distacco e di aspirazione non sia ancora il nostro, che la vita di Cristo non abbia ancora assorbito in noi la vita personale, guardiamoci bene dall’esserne scoraggiati. Il Ciclo della Liturgia, con i suoi raggi di luce e le grazie che effonde nelle anime, non appare una volta sola nel ciclo della santa Chiesa; ogni anno che viene lo vede rinnovarsi. Questa è l’intenzione di Colui “che ha tanto amato il mondo da dargli il suo Figliuolo unigenito” (Gv 3,16); di Colui “che è venuto, non per giudicare il mondo, ma affinché per lui il mondo fosse salvo” (ivi 3,17): intenzione alla quale la santa Chiesa non fa che conformarsi, mettendo continuamente a nostra disposizione, nella sua previdenza materna, i mezzi più potenti per ricondurre l’uomo a Dio e per unirlo a lui. Il cristiano che la prima metà del Ciclo non ha ancora condotto al termine che abbiamo ora esposto, troverà tuttavia nella seconda preziose risorse per sviluppare la sua fede e per accrescere il suo amore. Lo Spirito Santo, che regna in modo speciale su questa parte dell’anno, non mancherà di agire sul suo intelletto e sul suo cuore, e quando si aprirà un nuovo Ciclo liturgico, l’opera già abbozzata dalla grazia potrà ricevere il complemento che la debolezza umana aveva sospeso.

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