“La Tradizione della Chiesa non è una vecchia reliquia dimenticata e chiusa in una polverosa sagrestia”

di Federico Baldelli Purrone

Intervento del Promotore regionale per il Lazio del Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum al recente convegno “La bellezza salverà il mondo. La bellezza della Liturgia: fondamento per l’evangelizzazione e l’umanesimo cristiano”, tenutosi a Roma alla presenza di mons. Fisichella

Gricigliano 10

Ecc.za Rev.ma, Rev.di Sacerdoti, Pregiatissimi Signore e Signori,

se un giovane neanche ventenne – quale è colui che vi sta parlando – è qui a prendere la parola dopo gli interventi di Sua Ecc.za e di professionali ed appassionate persone, è per far sentire la sua testimonianza in merito al valore del pontificato di Benedetto XVI.

È difatti durante tale pontificato, e per merito di tale Pontefice, che ho avuto la possibilità di scoprire le mie fede e religione in modo integrale.

Questa scoperta è avvenuta in modo particolare con la plurisecolare – invero bimillenaria – liturgia della Chiesa, che proprio Benedetto XVI ha voluto donare nuovamente, senza restrizioni, a fedeli e sacerdoti.

Grazie alla forma straordinaria – lo è in tutti i sensi! – del Rito Romano ho potuto esperire, toccandola con mano, una ricchezza tanto completa da tangere sia gli aspetti spirituali che quelli materiali della religione Cattolica.

Con questa liturgia il Corpo Mistico di Cristo celebra il culto sacro con una forma, oggettivamente definibile come bella, funzionale ad una sostanza davvero divina: è la via pulchritudinis della Chiesa, la bellezza della fede che salva il mondo.

La mia fede eucaristica, così come la conoscenza delle Sacre Scritture, della Tradizione, e dunque anche della dottrina e delle preghiere di tutti i Santi, è scaturita non dalla frequenza al catechismo o alla Messa parrocchiale – come sarebbe dovuto essere – ma dalla tanto disprezzata quanto amata Messa detta “gregoriana”, o anche “tridentina”.

Ho ritenuto doveroso prendere parte, insieme a coloro i quali la promuovono, alla sua diffusione, e sono così stato chiamato ad essere promotore regionale per il Lazio del Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum, un gruppo attivo in Italia ed impegnato nell’organizzazione di conferenze e pellegrinaggi, oltre che, come poco fa detto, nella promozione di questo rito, mettendo in relazione tra loro i vari gruppi stabili delle Messe, con lo scopo di creare una rete stabile e riconoscibile fra quanti amano e coltivano la liturgia tradizionale, in collaborazione con Una Voce e il Coordinamento Toscano Benedetto XVI.

Il coraggio – ne è servito, ve lo garantisco – di affrontare le difficoltà è venuto prima di tutto dal Santo Padre Benedetto XVI che, con la promulgazione del Motu Proprio, non ha voluto solamente rendere accessibile tale forma liturgica a tutta la Chiesa, ma ha anche avuto intenzione di accrescere con essa la fede personale e quella pubblica dei fedeli.

Alcuni sacerdoti – purtroppo, c’è da dirlo, non quanti avrebbe auspicato Papa Benedetto – hanno arricchito di dignità e colmato più profondamente anche la forma ordinaria del Rito Romano grazie a quella straordinaria, recuperando compostezza, riverenza, adorazione: attitudini – care a sua Eccellenza, con piacere di Dio e di noi fedeli! – divelte con brutale quanto cieca celerità “dopo il Concilio Vaticano II, ma non a causa del Concilio” come ebbe a dire Sua Em.za il Cardinal Raymond Leo Burke.

Nonostante tutti gli ottusi pregiudizi nei confronti sia del Papa del Motu Proprio che della Messa, la categoria più coinvolta dalla controrivoluzione liturgica nel solco della Tradizione e più attiva nella sua attuazione è proprio quella dei giovani, che io qui mi permetto indegnamente di rappresentare: di questo è prova l’esistenza di Juventutem, un’associazione di giovani legati al rito antico, sempre presenti alle Giornate Mondiali della Gioventù, così come ne è prova la presenza, impossibile da non notare, di molti giovani agli annuali pellegrinaggi tradizionali a Chartres, in Francia (100 km in 3 giorni), a Lujan, in Argentina (100 km in 3 giorni) e a Czestochowa, in Polonia (265 km in 9 giorni)

Ribadendo il pensiero del Papa a me più caro posso ben dire che la Tradizione della Chiesa non è una vecchia reliquia dimenticata e chiusa in una polverosa sagrestia, ma è viva! È viva in tutti coloro che hanno ricambiato l’abbraccio di Benedetto XVI, ricevendo da lui questo grande dono, è viva in tutti coloro che manifestano pubblicamente la loro fede in piena e gioiosa comunione con la Santa Sede partecipando all’annuale Pellegrinaggio presso San Pietro del cosiddetto “Popolus Summorum Pontificum”.

Finché esisterà la Chiesa militante su questa terra non passerà giorno senza che una Messa non venga degnamente celebrata per rendere il dovuto culto a Dio nella bellezza che sempre è stata propria della liturgia Cattolica.

Di questo ringrazio con profonda stima e filiale affetto Benedetto XVI, che non esito ad appellare meritatamente come “Benedictus Magnus”!

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