II PELLEGRINAGGIO SUMMORUM PONTIFICUM “SULLE ORME DI BENEDETTO”

DALL’8 AL 10 LUGLIO IL II PELLEGRINAGGIO

SUMMORUM PONTIFICUM

“SULLE ORME DI BENEDETTO”

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Il CNSP (Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum) torna a riunire a Norcia i fedeli italiani del Populus Summorum Pontificum.  I prossimi 8, 9 e 10 luglio ci ritroveremo per il II Pellegrinaggio Nazionale “Sulle orme di Benedetto”: un’intensa esperienza spirituale, accompagnati dai Monaci del Monastero di S. Benedetto.

Ecco il

PROGRAMMA

venerdì 8 luglio 2016,

dalle h 17,00: accoglienza dei pellegrini

h 19,45: Compieta in Basilica con i Monaci

dalle h 20,00: cena libera.

sabato 9 luglio 2016,

dalle h 7,00: confessioni in Basilica

h 8,30: trasferimento in pullman alla Chiesa di San Salvatore, a Campi di Norcia (punto di partenza della traversata a piedi per rientrare al Monastero);

h 9,00: recita del S. Rosario e inizio della traversata a piedi per rientrare a Norcia (circa 3 ore di cammino. Chi desidera, potrà rientrare in pullman);

h 12,00: S. Messa in Basilica;

h 13,30: pranzo libero;

h 17,30: Vespri in Basilica con i Monaci;

h 18,00: conferenza spirituale;

h 19,45: Compieta in Basilica con i Monaci;

h 20,30: cena del Pellegrinaggio.

 domenica 10 luglio 2016,

h 8,30: trasferimento in pullman fino al punto di partenza della nuova traversata a piedi verso la Basilica (breve: circa 45 minuti);

h 10,00: S. Messa conventuale in Basilica;

h 11,45: commiato dei pellegrini.

Come sapete, la sistemazione (vitto e alloggio) dei pellegrini è libera. Pertanto, per venire incontro alle esigenze di coloro che desiderano programmare autonomamente il loro soggiorno a Norcia, desideriamo segnalarVi le proposte di alloggio che trovate di seguito. Ringraziamo di cuore l’agenzia Via Sacra per la professionalità con cui ci ha accompagnati sin qui, e vi preghiamo di notare che per usufruire di una delle seguenti proposte di soggiorno occorre contattare direttamente la Bianconi Ospitalità di Norcia (Corso Sertorio 12, 06046 Norcia; tel. 0743/816513; fax 0743/817342; mail: info@bianconi.com).

PERNOTTAMENTO E PRIMA COLAZIONE

– Hotel Grotta Azzurra  e Residence la Castellina:

– camera singola, € 64.00

– camera doppia, € 84.00

– camera tripla, € 99.00

– camera quadrupla, € 114.00

Dependance e soluzioni 2 **

– camera singola, € 50.00

– camera doppia, € 63.00

– camera tripla, € 78.00

– camera quadrupla, € 93.00

Sconto del 10% sulla seconda notte e sulle successive (per chi si trattiene anche per la festa di San Benedetto, 11 luglio).

Cena dei Pellegrini (sabato 9 luglio, sera): € 25,00, bevande incluse

Pasti per gli altri giorni: € 18,00, al menù del giorno, bevande incluse

Per comprensibili esigenze organizzative, Vi preghiamo di volerci comunque dare notizia della vostra partecipazione al pellegrinaggio all’indirizzo mail cnsp2007@gmail.com, precisando, se possibile, dove alloggerete, e se desiderate avvalervi del transfer in pullman per raggiungere San Salvatore in Campi il sabato mattina, e il punto di partenza della breve traversata a piedi verso la Basilica di Norcia la domenica mattina.

NB: per avvalersi dei tansfer in pullman occorre prenotarsi presso la Bianconi Ospitalità, all’indirizzo mail info@bianconi.com o presso il CNSP, all’indirizzo mail cnsp2007@gmail.com. 

                                           IN MANCANZA DI PRENOTAZIONE,                                                  L’ORGANIZZAZIONE NON GARANTISCE IL TRASPORTO.

Per la partecipazione al pellegrinaggio, ai pellegrini di età maggiore di 18 anni è richiesto un piccolo contributo, secondo le possibilità di ciascuno, da versare direttamente in loco. Il contributo minimo consigliato è di € 5,00 per i singoli, € 10,00 per le famiglie. Grazie!

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Il pellegrinaggio, che avrà inizio con Compieta di venerdì 8 luglio, troverà il suo momento focale nella mattinata di sabato 9 luglio, quando i pellegrini, partendo dalla bellissima chiesa diSan Salvatore a Campi di Norcia, rientreranno a piedi, attraverso i boschi, al Monastero, per la celebrazione della S. Messa. Nel pomeriggio, tra i Vespri e Compieta, vi sarà una conferenza spirituale, a cura dei Monaci. L’indomani, domenica 10 luglio, un nuovo, breve percorso a piedi riporterà i pellegrini in Basilica, per la S. Messa solenne conclusiva.

Quest’anno il pellegrinaggio si terrà a ridosso della festa benedettina dell’11 luglio, e i fedeli che lo vorranno potranno trattenersi a Norcia anche in quella importante giornata.

Come ha spiegato l’anno scorso padre Cassiano, Priore del Monastero, il pellegrinaggio, con la fatica della traversata a piedi, è un segno del cammino che siamo tutti chiamati a compiere per liberarci dai vizi ed abbracciare compiutamente la virtù. Per i fedeli italiani, inoltre, venire a pregare nel cuore dell’Umbria, quasi un ritorno alle radici della storia cristiana d’Italia, è un’occasione preziosa per riunirsi fraternamente provenendo da tutti i Coetus del Paese, per condividere i frutti spirituali della liturgia tradizionale, perfetta ed integrale espressione della fede cattolica, per consolidare amicizie già strette e per stringerne nuove.

TUTTI A NORCIA!

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Cari Pellegrini di Norcia!

Cari Amici del Populus Summorum Pontificum d’Italia!

 

Si avvicina il II Pellegrinaggio Nazionale dei Coetus Fidelium d’Italia a Norcia (8, 9 e 10 luglio 2016), e siamo certi che stiate tutti inserendo in agenda questo importante appuntamento, il cui programma è:

venerdì 8 luglio 2016,

dalle h 17,00: accoglienza dei pellegrini

h 19,45: Compieta in Basilica con i Monaci

dalle h 20,00: cena libera.

sabato 9 luglio 2016,

dalle h 7,00: confessioni in Basilica

h 8,30: trasferimento in pullman alla Chiesa di San Salvatore, a Campi di Norcia (punto di partenza della traversata a piedi per rientrare al Monastero);

h 9,00: recita del S. Rosario e inizio della traversata a piedi per rientrare a Norcia (circa 3 ore di cammino. Chi desidera, potrà rientrare in pullman);

h 12,00: S. Messa in Basilica;

h 13,30: pranzo libero;

h 17,30: Vespri in Basilica con i Monaci;

h 18,00: conferenza spirituale;

h 19,45: Compieta in Basilica con i Monaci;

h 20,30: cena del Pellegrinaggio.

 domenica 10 luglio 2016,

h 8,30: trasferimento in pullman fino al punto di partenza della nuova traversata a piedi verso la Basilica (breve: circa 45 minuti);

h 10,00: S. Messa conventuale in Basilica;

h 11,45: commiato dei pellegrini.

Si avvicina il II Pellegrinaggio Nazionale dei Coetus Fidelium d’Italia a Norcia (8, 9 e 10 luglio 2016), e siamo certi che stiate tutti inserendo in agenda questo importante appuntamento, il cui programma è:

Poiché il pellegrinaggio si terrà a ridosso della festa benedettina dell’11 luglio, i fedeli che lo vorranno potranno trattenersi a Norcia anche in quella importante giornata.

Come sapete, la sistemazione (vitto e alloggio) dei pellegrini è libera. Pertanto, per venire incontro alle esigenze di coloro che desiderano programmare autonomamente il loro soggiorno a Norcia, desideriamo segnalarVi le proposte di alloggio che trovate di seguito. Ringraziamo di cuore l’agenzia Via Sacra per la professionalità con cui ci ha accompagnati sin qui, e vi preghiamo di notare che per usufruire di una delle seguenti proposte di soggiorno occorre contattare direttamente la Bianconi Ospitalità di Norcia (Corso Sertorio 12, 06046 Norcia; tel. 0743/816513; fax 0743/817342; mail: info@bianconi.com).

PERNOTTAMENTO E PRIMA COLAZIONE

– Hotel Grotta Azzurra  e Residence la Castellina:

– camera singola, € 64.00

– camera doppia, € 84.00

– camera tripla, € 99.00

– camera quadrupla, € 114.00

Dependance e soluzioni 2**

– camera singola, € 50.00

– camera doppia, € 63.00

– camera tripla, € 78.00

– camera quadrupla, € 93.00

Sconto del 10% sulla seconda notte e sulle successive (per chi si trattiene anche per la festa di San Benedetto, 11 luglio).

Cena dei Pellegrini (sabato 9 luglio, sera): € 25,00, bevande incluse

Pasti per gli altri giorni: € 18,00, al menù del giorno, bevande incluse.

Per comprensibili esigenze organizzative, Vi preghiamo di volerci comunque dare notizia della vostra partecipazione al pellegrinaggio all’indirizzo mail cnsp2007@gmail.com, precisando, se possibile, dove alloggerete, e se desiderate avvalervi del transfer in pullman per raggiungere San Salvatore in Campi il sabato mattina, e il punto di partenza della breve traversata a piedi verso la Basilica di Norcia la domenica mattina.

NB: per avvalersi dei tansfer in pullman occorre prenotarsi presso la Bianconi Ospitalità, all’indirizzo mail info@bianconi.com o presso il CNSP, all’indirizzo mail cnsp2007@gmail.com.

IN MANCANZA DI PRENOTAZIONE, L’ORGANIZZAZIONE NON GARANTISCE IL TRASPORTO.

Per la partecipazione al pellegrinaggio, ai pellegrini di età maggiore di 18 anni è richiesto un piccolo contributo, secondo le possibilità di ciascuno, da versare direttamente in loco. Il contributo minimo consigliato è di € 5,00 per i singoli, € 10,00 per le famiglie. Grazie!

Importante appuntamento editoriale: “L’ANNO LITURGICO” di DOM PROSPER GUÉRANGER

Cop Anno Liturgico Gueranger web

Abbiamo ricevuto l’attesa comunicazione che è disponibile il primo Volume delle Meditazioni Spirituali sulla Liturgia da Pasqua a prima dell’Avvento dell’Abate liturgista Dom Prosper Guéranger, con una nuova traduzione  poichè l’opera non era da tempo più disponibile in italiano.
Il libro di 490 pagine si avvale di un considerevole sconto se viene prenotato in questi primi giorni direttamente dal sito di Fede e Cultura . 
Nel presente volume sono raccolte le meditazioni relative al Tempo Pasquale e alle ventiquattro settimane del Tempo dopo la Pentecoste.
Entro febbraio 2017, seguendo e precedendo l’anno liturgico, Fede e Cultura pubblicherà tutta l’opera in 4 volumi per un totale di circa 1600 pagine.

***

L’ANNO LITURGICO – Dom Prosper Guéranger 
© Fede & Cultura 
Titolo dell’opera originale: 
L’Année Liturgiqu
Prima edizione originale Le Mans 1841-1866. 
Nuova traduzione a cura della Redazione Fede & Cultura.

Quando la preghiera e un’intensa meditazione sulla Sacra Scrittura si incontrano con un amore sincero e appassionato per la divina liturgia, non possono che nascere opere dal respiro universale ed eterno come L’Anno liturgico dell’abate Guéranger.

Scritto e pubblicato tra il 1841 e il 1866, non era più disponibile in italiano.
Questa edizione rinnovata nella forma e nella traduzione ha il merito di colmare questo vuoto e di restituire alle mani di addetti ai lavori e semplici fedeli un patrimonio profondamente attuale, di analisi, spiegazioni e meditazioni sui sacri testi e sulle forme liturgiche.
La ricchezza e la profondità di questi scritti rimangono tuttora per molti versi insuperate.
Nella sua millenaria sapienza, la Chiesa ha saputo fare di ogni gesto, di ogni parola, di ogni momento liturgico un segno intriso di significato teologico e spirituale, che potesse condurre più facilmente e sicuramente l’anima a gustare la gioia dell’incontro profondo con Dio.
Oggi, in un tempo in cui la cura della Bellezza nella liturgia ha lasciato il passo a superficialità, quando non a sciatteria, le parole del Guéranger sapranno nuovamente condurre il lettore a riscoprire quel tesoro di sublimità inestimabile racchiuso in ogni atto di culto divino.
*** 
Autore: Dom Prosper Guéranger
Sottotitolo:Tempo pasquale – Tempo dopo la Pentecoste
Editore:Fede & Cultura
Collana:Spirituale
Pagine:490
Data di pubblicazione: Maggio 2016
Per informazioni e prenotazioni con lo sconto cliccare QUI 

Fonte : Fede e Cultura 

Settimana Santa tradizionale a Tolentino (MC)

Riceviamo dagli amici marchigiani i seguenti avvisi che volentieri pubblichiamo.

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Tolentino (MC) Centro Storico

Chiesa del Sacro Cuore ( detta “dei sacconi” )

Il Parroco don Andrea Leonesi e la Ven.Confraternita del Sacro Cuore di Gesù, che il Vescovo San Vincenzo Maria Strambi istituita nel 1805, comunicano gli orari delle Sacre Funzioni della Settimana Santa 2016 in Rito Romano antico.

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Domenica delle Palme 20 marzo

ore 15,30 Benedizione delle Palme

Processione

Messa Solenne

Canto della Passio “a tre preti”

Tradizionale processione penitenziale dei “sacconi” alla Basilica Concattedrale

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Martedì Santo 22 marzo

ore 21 Petriolo (vicino Abbadia di Fiastra) Santuario Mater Misericordiae

Processione Eucaristica nel Centro Storico Medioevale a conclusione delle Sante Quarantore

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Giovedì Santo 24 marzo 2016

Ore 15,45 Apertura della Chiesa per le Confessioni : il Parroco ed altri Sacerdoti saranno disponibili per le Confessioni

Ore 16,30 Santa Messa Solenne in Coena Domini

Reposizione del Santissimo Sacramento

Denudazione degli Altari

Adorazione Eucaristica fino alle ore 24,00.

Ore 21,00 Dalla Chiesa del Sacro Cuore : processione dei “sacconi” e dei fedeli per l’adorazione eucaristica nelle sette chiese urbane, per l’acquisto delle Sante Indulgenze.

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Venerdì Santo 25 marzo 2016

Ore 13,15 Basilica Concattedrale San Catervo Martire : Tre Ore di Agonia di N.S.G.C.

Ore 16,30 Chiesa del Sacro Cuore : Feria VI In Parasceve

Adorazione della Santa Croce

Dalla Basilica Concattedrale: ore 20 Processione serale del “Cristo Morto”

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Sabato Santo 26 marzo 2016

Ore 18 Confessioni

Ore 18,15 Veglia Pasquale e Messa Solenne di Risurrezione ( scoprimento delle Immagini) Scoprimento della statua del Cristo Risorto realizzata da un giovane Artista di Lecce per il 160° anniversario dell’Istituzione della Festa del Sacro Cuore.

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Domenica di Pasqua 27 marzo 2016

Ore 18,30 Santa Messa Solenne di Pasqua.

Celebra Mons. Pio Pesaresi , Vicario Episcopale

Organista : Luca Migliorelli

Gregorianista : Lodovico Valentini

 

Per informazioni (anche sugli alloggi nel centro storico):  andrea.carradori45@gmail.com

Benedetto XVI: Una Chiesa sempre più umana e sempre meno divina

27-03-012

«La mia impressione è che tacitamente si vada perdendo il senso autenticamente cattolico della realtà “Chiesa” senza che lo si respinga espressamente. Molti non credono più che si tratti di una realtà voluta dal Signore stesso. Anche presso alcuni teologi, la Chiesa appare come una costruzione umana, uno strumento creato da noi e che quindi noi stessi possiamo riorganizzare liberamente a seconda delle esigenze del momento. Si è cioè insinuata in molti modi nel pensiero cattolico, e perfino nella teologia cattolica, una concezione di Chiesa che non si può neppure chiamare protestante, in senso ” classico “. Alcune idee ecclesiologiche correnti vanno collegate piuttosto al modello di certe “chiese libere” del Nord America, dove si rifugiavano i credenti per sfuggire al modello oppressivo di “chiesa di Stato” prodotto in Europa dalla Riforma. Quei profughi, non credendo più nella Chiesa come voluta da Cristo e volendo nello stesso tempo sfuggire alla chiesa di stato, creavano la loro chiesa, un’organizzazione strutturata secondo i loro bisogni. Per i cattolici la Chiesa è composta sì da uomini che ne organizzano il volto esterno; ma, dietro di questo, le strutture fondamentali sono volute da Dio stesso e quindi sono intangibili. Dietro la facciata umana sta il mistero di una realtà sovrumana sulla quale il riformatore, il sociologo, l’organizzatore non hanno alcuna autorità per intervenire. Se la Chiesa è vista invece come una costruzione umana, come un nostro artifizio, anche i contenuti della fede finiscono per diventare arbitrari: la fede, infatti, non ha più uno strumento autentico, garantito, attraverso il quale esprimersi. Così, senza una visione che sia anche soprannaturale e non solo sociologica del mistero della Chiesa, la stessa cristologia perde il suo riferimento con il Divino: a una struttura puramente umana finisce col corrispondere un progetto umano. Il Vangelo diventa il progetto-Gesù, il progetto liberazione-sociale, o altri progetti solo storici, immanenti, che possono sembrare anche religiosi in apparenza, ma sono ateistici nella sostanza»

(Joseph Ratzinger in “Rapporto sulla Fede”, 1985).

Benedetto XVI: cos’è la Tradizione

BENEDETTO XVI (35)

La Tradizione apostolica… non è una collezione di cose, di parole, come una scatola di cose morte; la Tradizione è il fiume della vita nuova che viene dalle origini, da Cristo fino a noi, e ci coinvolge nella storia di Dio con l’umanità.

Il Concilio Vaticano II ha rilevato, al riguardo, che la Tradizione è apostolica anzitutto nelle sue origini: “Dio, con somma benignità, dispose che quanto egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse per sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni. Perciò Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta la rivelazione del sommo Dio, ordinò agli Apostoli di predicare a tutti, comunicando loro i doni divini, il Vangelo come fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale” [Dei Verbum].

La Chiesa trasmette tutto ciò che è e che crede, lo trasmette nel culto, nella vita, nella dottrina. La Tradizione è dunque il Vangelo vivo, annunciato dagli Apostoli nella sua integrità, in base alla pienezza della loro esperienza unica e irripetibile: per opera loro la fede viene comunicata agli altri, fino a noi, fino alla fine del mondo. La Tradizione, pertanto, è la storia dello Spirito che agisce nella storia della Chiesa attraverso la mediazione degli Apostoli e dei loro successori, in fedele continuità con l’esperienza delle origini. E’ quanto precisa Papa san Clemente Romano verso la fine del I secolo: “Gli Apostoli – egli scrive – ci annunziarono il Vangelo inviati dal Signore Gesù Cristo, Gesù Cristo fu mandato da Dio. Cristo viene dunque da Dio, gli Apostoli da Cristo: entrambi procedono ordinatamente dalla volontà di Dio… I nostri Apostoli vennero a conoscenza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo che sarebbero sorte contese intorno alla funzione episcopale. Perciò, prevedendo perfettamente l’avvenire, stabilirono gli eletti e diedero quindi loro l’ordine, affinché alla loro morte altri uomini provati assumessero il loro servizio”.

Questa catena del servizio continua fino ad oggi, continuerà fino alla fine del mondo. Infatti il mandato conferito da Gesù agli Apostoli è stato da essi trasmesso ai loro successori. L’invio apostolico implica un servizio pastorale (“fate discepole tutte le nazioni…”), liturgico (“battezzandole…”) e profetico (“insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”), garantito dalla vicinanza del Signore fino alla consumazione del tempo (“ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”). Così, in un modo diverso dagli Apostoli, abbiamo anche noi una vera e personale esperienza della presenza del Signore risorto. Attraverso il ministero apostolico è così Cristo stesso a raggiungere chi è chiamato alla fede. La distanza dei secoli è superata e il Risorto si offre vivo e operante per noi, nell’oggi della Chiesa e del mondo. Questa è la nostra grande gioia. Nel fiume vivo della Tradizione Cristo non è distante duemila anni, ma è realmente presente tra noi e ci dona la Verità, ci dona la luce che ci fa vivere e trovare la strada verso il futuro.

Papa Benedetto XVI, Udienza generale 3 maggio 2006

Chi si avvicina alla Messa tradizionale finisce per innamorarsene

Il rito antico della Santa Messa e la purificazione della Chiesa

Sancta Missa 234

 […] E’ innegabile che la Chiesa soffra oggi una delle crisi più profonde e gravi della sua bimillenaria storia: nella sua fede, nella disciplina, nella pratica religiosa. Non tutto è da attribuirsi ai tempi mutati e al “mondo”: cercare giustificazioni esterne senza affacciarsi all’interno stesso della Chiesa sarebbe un po’ deresponsabilizzante. Del resto, lo ha sottolineato in maniera efficace il Papa (Benedetto XVI – ndr) nel suo viaggio a Fatima: i mali peggiori per la Chiesa vengono dal suo interno stesso, come se per implosione il Demonio volesse farla cadere. E da dove partire, nell’analisi di questa “implosione”, se non proprio dalla liturgia, azione con cui la Chiesa rende presente Cristo stesso? Ben si capisce, allora, come la crisi della Chiesa sia intimamente connessa alla crisi della liturgia, come ebbe a dire l’allora cardinale Ratzinger: “Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia, che talvolta viene addirittura concepita ‘etsi Deus non daretur’ (come se Dio non esistesse -ndr), come se in essa non importasse più se Dio c’è e se ci parla e ci ascolta. Ma se nella liturgia non appare più la comunione della fede, l’unità universale della Chiesa e della sua storia, il mistero di Cristo vivente, dov’è che la Chiesa appare ancora nella sua sostanza spirituale?”.
Il motu proprio (Summorum Pontificum – ndr) del Santo Padre offre quindi la possibilità di beneficiare dei tesori della liturgia antica e ricuperare così il senso del Sacro e del Mistero, che spesso si è perduto, ridando alla liturgia la dignità che le è propria. […] E’ chiaro, quindi l’auspicio del Papa affinché sia recuperato questo tesoro, innanzitutto per il bene della anime, che vi potranno attingere grazie su grazie. Non si tratta semplicisticamente della ‘messa in latino’ dove il celebrante ‘dà le spalle ai fedeli’: stiamo parlando invece di un rito antichissimo, in cui tutti sono rivolti al Signore e dove si gusta e si sperimenta una Presenza silenziosa che parla la lingua del mistero!
Si impara così che la Chiesa non è un ideale stare in cerchio a guardarsi l’uno in faccia all’altro, chiusi in se stessi, bensì è un popolo che, insieme, compatto, guarda al Sole che mai tramonta, all’Oriente da cui solo viene la salvezza. Il bello è che se non hai un messalino per seguirla, puoi uscire dalla messa antica senza aver capito nulla, ma hai scoperto… di aver capito tutto: parli con Qualcuno usando una lingua che non appartiene all’uso quotidiano – una lingua sacra, sperimenti una centralità che non è del prete né dell’assemblea che partecipa, ma di Colui che è Grande e a cui spetta l’Adorazione. Allora vedi che la liturgia non è questione di comprensione intellettuale e linguistica, bensì di adorazione. Se la liturgia non veicola l’incontro verso Dio e perde conseguentemente la sua sacralità, semplicemente fallisce, non serve, diventa un’evasione inutile, una cabala, mero teatro o, come disse ancora una volta il Cardinal Ratzinger, “una danza vuota intorno al vitello d’oro che siamo noi stessi. Celebrare se stessi senza neanche rendersi conto di Lui” (Via Crucis 2005).
La difficoltà di tornare ad apprezzare questo tesoro si capisce facilmente, ed è né più né meno la stessa difficoltà che l’uomo di oggi trova nell’aprirsi al mistero della Redenzione. L’uomo del nostro mondo ama il protagonismo, è assolutamente convinto della propria autosufficienza: egli può tutto, non ha bisogno di nessuno, non ha bisogno di nessuno per essere salvato. Egli si salva da sé, con le proprie forze. Così egli mal tollera un rito in cui gli si chiede di mettere da parte questa superbia e di farsi solo adoratore, in ginocchio, del mistero che gli è donato. Eppure, quello che è successo dopo il Motu Proprio di Benedetto XVI sembra andare in una direzione contraria: chi si avvicina, senza pregiudizi e con cuore aperto, alla Messa tradizionale, finisce per innamorarsene. E la spiegazione è semplice: il Dio che parla nel silenzio non intavola discussioni con la mente dell’uomo, sempre restia ad aprirsi al mistero, ma bussa al Suo cuore, risvegliando la nostalgia del sacro. È proprio per questa sua caratteristica, per questo suo andare direttamente al cuore, che la Messa tridentina attira, e attira molto…[…] soprattutto in un momento in cui la Chiesa ha bisogno di purificarsi e di tornare all’essenziale: preghiera e penitenza, come chiede il Papa, facendo proprio il messaggio della Vergine a La Salette, a Fatima e in molte altre apparizioni del XX secolo. La riscoperta della Messa tradizionale e il suo approfondimento possono aiutare davvero a ‘rimettere ordine’ nel nostro rapporto col sacro, aiutandoci a riconoscere il primato di Dio e dei suoi comandamenti, certi che il Cuore Immacolato di Maria trionferà – secondo il messaggio di Fatima – e che si avvererà il sogno di San Giovanni Bosco, quello in cui egli vide che due colonne salveranno la Chiesa: l’Eucaristia e l’Immacolata!
Don Luigi Iandolo
fonte: gloria.tv

Aperite mihi portas iustitiae. Haec porta Domini. Introibo in domum tuam, Domine. COME LUCRARE L’INDULGENZA

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Durante l’Anno Santo della Misericordia è possibile ottenere l’Indulgenza giubilare recandosi in pellegrinaggio verso la Porta Santa come segno di profonda conversione.

“…L’Indulgenza – ed è qui la sua preziosità – sta nel fatto di poter essere fruitori della misericordia infinita di Dio che va a pulire tutto – come un aspirapolvere divino, se non fosse irriguardoso dire questo – portando via anche tutti i granelli.
Per cui, quando una persona ha ricevuto l’Indulgenza, dopo la Confessione, effettivamente è come dopo il Battesimo: praticamente ricomincia una nuova vita.
Quindi sarebbe da illustrare e soprattutto da aiutare le persone a porsi nelle condizioni per poter ricevere l’Indulgenza.

Perché è chiaro che ci sono le condizioni per l’Indulgenza e cioè la Comunione e la Confessione nell’arco di tempo conveniente, il fatto di pregare secondo le intenzioni del Santo Padre, il fatto di dire un Padre Nostro e un Credo … ma questo è nulla in confronto a ciò che ci viene donato e questo ci deve anche essere perché in qualche modo struttura il modo di riceverla; però, la sostanza è la contrizione del cuore, cioè un atto d’amore perfetto davanti a Dio e per il prossimo.
E questo ci fa ottenere l’Indulgenza.
E quindi, ecco, l’Anno Santo si focalizza su due punti centrali, che sono la Confessione e l’Indulgenza.
D. – La Porta Santa, durante questo Giubileo, è la porta della Misericordia. Ma che cosa significa?
R. – La porta, in una costruzione, in un edificio ecclesiastico, ha sempre una grande importanza simbolica.
Perché? Qui si dovrebbe andare al Vangelo di San Giovanni, al X capitolo, dove Gesù dice di sé: “Io sono la porta. Se uno entra attraverso di me, sarà salvo”.
E il riferimento è al passaggio dallo stato di peccato allo stato di grazia.
Quindi, il Santo Padre indicando la porta indica questa teologia che sta dentro a questa espressione di Gesù.
E’ chiaro che passare una porta non è un fatto “magico”, ma è un segno religioso se io do un contenuto.

Sa, ogni cosa che noi facciamo come gesti, che so, se metto il dito nell’acqua benedetta e mi segno facendo il segno della croce, non compio un gesto magico ma proporzionatamente alla fede che io metto, ricordando l’acqua del Battesimo in cui mi sono inserito in Cristo, allora mi possono venire cancellati i peccati veniali, tanta è la misericordia di Dio che ci viene incontro.
E così “passo la porta”.
Se io vado con fede, mi raccolgo interiormente e penso e dico: voglio passare da uno stadio di vita a un altro stadio di vita; facendomi l’esame di coscienza mi sono ritrovato questa polvere che mi si è attaccata sui vestiti o sulla pelle durante il pellegrinaggio di questo mondo: allora voglio passare a una visione più strettamente legata al Vangelo.
Allora, in questo senso riconosco che Cristo è la mia porta, che Cristo è la mia liberazione e sento quasi echeggiare nell’anima e nell’orecchio quelle parole di Gesù: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo”.
Ecco che allora siamo in sintonia con quello che il Santo Padre ha voluto dirci indicandoci la porta.”
(Dall’intervista al Cardinale Penitenziere Maggiore Card.Mauro Piacenza)

Fonte : Radio Vaticana 08.12.2015

Il valore della Santa Messa detto da venti Santi

Sancta Missa 230

di Paolo Tescione

Soltanto in Cielo comprenderemo quale divina meraviglia sia la Santa Messa. Per quanto ci si sforzi e per quanto si sia santi ed ispirati, non si può che balbettare su quest’Opera Divina che trascende gli Uomini e gli Angeli. Ed allora abbiamo chiesto…. a 20 santi, un parere ed un pensiero sulla Santa Messa. Ecco che cosa siamo in grado di farvi leggere.

Un giorno, fu chiesto a Padre Pio da Pietrelcina:
“Padre, spiegateci la Santa Messa”.
“Figli miei – rispose il Padre – come posso spiegarvela?
La Messa è infinita, come Gesù…
Chiedete ad un Angelo cosa sia una Messa ed egli vi risponderà, con verità:
“Capisco che è e perché si fa, ma non comprendo, però, quanto valore abbia.
Un Angelo, mille Angeli, tutto il Cielo sa questo e così pensano”.

Sant’Alfonso de’ Liguori arriva ad affermare:
“Dio Stesso non può fare che vi sia un’azione più santa e più grande della Celebrazione di una Santa Messa”.

San Tommaso d’Aquino, con frase luminosa, scrisse:
“Tanto vale la Celebrazione della Santa Messa, quanto vale la Morte di Gesù in Croce”.

Per questo, San Francesco d’Assisi diceva:
“L’Uomo deve tremare, il Mondo deve fremere, il Cielo intero deve essere commosso, quando sull’Altare, tra le mani del Sacerdote, appare il Figlio di Dio”.

In realtà, rinnovando il Sacrificio della Passione e Morte di Gesù, la Santa Messa è cosa tanto grande da bastare, Essa sola, a trattenere la Giustizia Divina.

Santa Teresa di Gesù diceva alle sue figlie:
“Senza la Santa Messa che cosa sarebbe di noi?
Tutto perirebbe quaggiù, perché soltanto Essa può fermare il braccio di Dio”.
Senza di Essa, certamente, la Chiesa non durerebbe e il Mondo andrebbe disperatamente perduto.

“Sarebbe più facile che la Terra si reggesse senza Sole, anziché senza la Santa Messa” – affermava Padre Pio da Pietrelcina, facendo eco a San Leonardo da Porto Maurizio, che diceva:
“lo credo che, se non ci fosse la Messa, a quest’ora il Mondo sarebbe già sprofondato sotto il peso delle sue iniquità. È la Messa il poderoso sostegno che lo regge”.

Gli effetti salutari, poi, che ogni Sacrificio della Santa Messa produce nell’Anima di chi vi partecipa, sono ammirabili:
· ottiene il pentimento e il perdono delle colpe;
· diminuisce la pena temporale dovuta ai peccati;
· indebolisce l’impero di Satana e i furori della concupiscenza;
· rinsalda i vincoli dell’incorporazione a Cristo;
· preserva da pericoli e disgrazie;
· abbrevia la durata del Purgatorio;
· procura un più alto grado di gloria in Cielo.

“Nessuna lingua umana – dice San Lorenzo Giustiniani – può enumerare i favori dei quali è sorgente il Sacrificio della Messa:
· il peccatore si riconcilia con Dio;
· il giusto diviene più giusto;
· sono cancellate le colpe;
· annientati i vizi;
· alimentati le virtù e i meriti;
· confuse le insidie diaboliche”.

Se è vero che tutti noi abbiamo bisogno di Grazie, per questa e per l’altra vita, nulla può ottenercele da Dio come la Santa Messa.

San Filippo Neri diceva:
“Con l’orazione noi domandiamo a Dio le Grazie; nella Santa Messa costringiamo Dio a darcele”.

In particolare, nell’ora della morte, le Messe, devotamente ascoltate, formeranno la nostra più grande consolazione e speranza e una Santa Messa, ascoltata durante la vita, sarà più salutare di molte Sante Messe, ascoltate da altri per noi dopo la nostra morte.

“Assicurati – disse Gesù a San Gertrude – che, a chi ascolta devotamente la Santa Messa, Io manderò, negli ultimi istanti della sua vita, tanti dei miei Santi, per confortarlo e proteggerlo, quante saranno state le Messe da lui bene ascoltate”.
Quanto è consolante ciò!

Aveva ragione il Santo Curato d’Ars di dire:
“Se conoscessimo il valore del Santo Sacrificio della Messa, quanto maggiore zelo porremmo per ascoltarla!”.

E San Pietro G. Eymard esortava:
“Sappi, o Cristiano, che la Messa è l’atto più santo della Religione: tu non potresti far niente di più glorioso a Dio, né di più vantaggioso alla tua Anima che di ascoltarla piamente e il più sovente possibile”.

Per questo, dobbiamo stimarci fortunati, ogni qual volta che ci è offerta la possibilità di ascoltare una Santa Messa, né tirarci mai indietro di fronte a qualche sacrificio per non perderla, specialmente nei giorni di precetto (Domenica e Feste).

Pensiamo a Santa Maria Goretti che, per andare a Messa nel giorno di Domenica, percorreva a piedi, tra andata e ritorno, 24 chilometri!

Pensiamo a Santina Campana, che si recava a Messa con la febbre altissima.

Pensiamo a San Massimiliano M. Kolbe, che celebrava la Santa Messa anche quando era in condizioni di salute così pietose che un confratello doveva sostenerlo, all’Altare, affinché non cadesse.

E quante volte Padre Pio da Pietrelcina celebrò la Santa Messa, febbricitante e sanguinante?

Nella nostra vita d’ogni giorno, dobbiamo preferire la Santa Messa ad ogni altra cosa buona, perché, come dice San Bernardo:
“Si merita di più ascoltando devotamente una Santa Messa, che con il distribuire ai poveri tutte le proprie sostanze e con il girare pellegrinando su tutta la Terra”.
E non può essere diversamente, perché nessuna cosa al Mondo può avere il valore infinito di una Santa Messa.

Tanto più… dobbiamo preferire la Santa Messa ai divertimenti, in cui si sciupa il tempo senza nessun vantaggio per l’Anima.

San Luigi IX, re di Francia, ascoltava ogni giorno diverse Messe.
Qualche Ministro se ne lamentò, dicendo che poteva dedicare quel tempo agli affari del Regno.
Il Santo Re disse:
“Se impiegassi doppio tempo nei divertimenti… nella caccia, nessuno avrebbe da ridire”.

Siamo generosi e facciamo volentieri qualche sacrificio per non perdere un bene così grande!

Sant’Agostino diceva ai suoi Cristiani:
“Tutti i passi che uno fa per recarsi ad ascoltare la Santa Messa sono da un Angelo numerati e sarà concesso da Dio un sommo premio, in questa vita e nell’eternità”.

E il Santo Curato d’Ars aggiunge:
“Com’è felice quell’Angelo Custode che accompagna un’Anima alla Santa Messa!”.

San Pasquale Baylon, piccolo pastorello, non poteva recarsi in Chiesa ad ascoltare tutte le Messe che avrebbe desiderato, perché doveva portare le pecore al pascolo e, allora, ogni volta che udiva la campana dare il segnale della Santa Messa, s’inginocchiava sull’erba, fra le pecorelle, davanti ad una croce di legno, fatta da lui stesso, e seguiva così, da lontano, il Sacerdote che stava offrendo il Divin Sacrificio.
Caro Santo, vero serafino d’Amore eucaristico! Anche sul letto di morte egli udì la campana della Messa ed ebbe la forza di sussurrare ai confratelli:
“Sono contento di unire al Sacrificio di Gesù quello della mia povera vita”.
E morì, alla Consacrazione!

Una mamma di otto figli, Santa Margherita, Regina di Scozia, si recava e conduceva con sé i figli a Messa tutti i giorni; con materna premura insegnava loro a considerare come tesoro il messalino, che ella volle adornare di pietre preziose.

Ordiniamo bene le nostre cose, in modo da non farci mancare il tempo per la Santa Messa.
Non diciamo di essere troppo impegnati in faccende, perché Gesù potrebbe ricordarci:
“Marta… Marta… tu ti affanni in troppe cose, invece di pensare all’unica cosa necessaria!” (Lc. 10,41).

Quando si vuole, veramente, il tempo per andare a Messa si trova, senza venir meno ai propri doveri.

San Giuseppe Cottolengo raccomandava a tutti la Santa Messa quotidiana:
agli insegnanti, alle infermiere, agli operai, ai medici, ai genitori… e a chi gli opponeva di non avere il tempo per andarci, rispondeva deciso:
“Cattiva economia del tempo! Cattiva economia del tempo!”.

È così!
Se veramente pensassimo al valore infinito della Santa Messa, brameremmo parteciparvi e cercheremmo, in tutti i modi, di trovare il tempo necessario.
San Carlo da Sezze, andando in giro per la questua, a Roma, faceva le sue soste presso qualche Chiesa, per ascoltarvi altre Messe e, proprio durante una di queste Messe in più, ebbe il dardo d’Amore al cuore al momento dell’elevazione dell’Ostia.

San Francesco di Paola, ogni mattina, si recava in Chiesa e si tratteneva, là dentro, ad ascoltare tutte le Messe che si celebravano.

San Giovanni Berchmans – Sant’Alfonso Rodriguez – San Gerardo Maiella, ogni mattina, servivano più Messe che potevano e con un contegno così devoto da attirare molti fedeli in Chiesa.

Che dire, infine, di Padre Pio da Pietrelcina?
Erano tante le Messe in cui era presente, ogni giorno, partecipandovi con la recita di tanti Rosari?

Non sbagliava davvero il Santo Curato d’Ars a dire che “la Messa è la devozione dei Santi”.

Lo stesso bisogna dire dell’Amore dei Santi Sacerdoti alla celebrazione della Messa:
non poter celebrare era per loro una sofferenza terribile.
“Quando sentirai che non posso più celebrare, tienimi per morto” – arrivò a dire ad un Confratello San Francesco Saverio Bianchi.

San Giovanni della Croce fece capire che lo strazio più grande, patito durante il periodo delle persecuzioni, fu quello di non poter celebrare la Messa, né ricevere la Santa Comunione per nove mesi continui.

Ostacoli o difficoltà non contavano per i Santi, quando si trattava di non perdere un bene così eccelso.

Dalla vita di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, sappiamo che, un giorno, in una via di Napoli, il Santo fu assalito da violenti dolori viscerali.
Il Confratello, che l’accompagnava, lo esortò a fermarsi per prendere un calmante, ma il Santo non aveva ancora celebrato e rispose di scatto al confratello:
“Caro mio, camminerei così dieci miglia, per non perdere la Santa Messa”.
E non ci fu verso di fargli rompere il digiuno (a quei tempi… obbligatorio dalla mezzanotte).
Aspettò che i dolori si calmassero un po’ e riprese, poi, il cammino fino in Chiesa.

San Lorenzo da Brindisi, Cappuccino, trovandosi in un paese d’eretici, senza Chiesa Cattolica, fece quaranta miglia a piedi per raggiungere una Cappella, tenuta da Cattolici, in cui poter celebrare la Santa Messa.

Anche San Francesco di Sales si trovò in paese protestante e per celebrare la Santa Messa doveva recarsi, ogni mattina, prima dell’alba, in una Parrocchia Cattolica, che si trovava al di là di un grosso torrente.
Nell’autunno piovoso, il torrente s’ingrossò più del solito e travolse il piccolo ponte su cui passava il Santo, ma San Francesco non si scoraggiò, gettò una grossa trave là dov’era il ponte e continuò a passare, ogni mattina.
D’inverno, però, con il gelo e con la neve, c’era serio pericolo di sdrucciolare e cadere nell’acqua. Allora, il Santo s’ingegnò, mettendosi a cavalcioni sulla trave, strisciando carponi, andata e ritorno, pur di non restare senza la Celebrazione della Santa Messa!

Noi non rifletteremo mai abbastanza sul Mistero ineffabile della Santa Messa, che riproduce sui nostri altari il Sacrificio del Calvario, né ameremo mai troppo questa suprema meraviglia dell’Amore Divino.

“La Santa Messa – scrive San Bonaventura – è l’Opera in cui Dio ci mette sotto gli occhi tutto l’Amore che ci ha portato; è, in un certo modo, la sintesi di tutti i benefici elargitici”.

fonte: diariodeglieremiti.wordpress.com