L’omelia di mons. Negri al pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum

Vi proponiamo in esclusiva la trascrizione dell’omelia pronunciata da Monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa, nella Basilica Vaticana durante la messa pontificale celebrata da Monsignor Juan Rodolfo Laise, ofm cap., in occasione del quarto pellegrinaggio internazionale del popolo Summorum Pontificum a Roma, sabato 24 ottobre 2015.

Nel corso di quest’omelia, pronunciata a braccio e con un eloquio semplice ma molto potente, Monsignor Negri ha messo in risalto la doppia attitudine della Chiesa nella sua missione evangelizzatrice delle civilizzazioni umane, accettando e “cristificando” ciò che essa può e deve ricevere, ma al contempo rifiutando fermamente ciò che il mondo, e specialmente quello moderno, propone di contrario alla legge di Cristo. Verso la fine della sua predicazione, ha lanciato ai fedeli un avvertimento solenne verso la vecchia tentazione liberale che fa che i cristiani passino dalla parte del nemico: la sottomissione alla mentalità dominante.

Ricordiamo che quest’omelia vigorosa è stata pronunciata nel giorno della chiusura del Sinodo dei vescovi, alla stessa ora in cui, qualche centinaio di metri più in là, i Padri sinodali votavano, in un clima di fortissime tensioni, il documento finale sulla famiglia. Tra questi Padri sinodali si trovava il cardinale Cafarra che Monsignor Negri aveva accettato di sostituire per annunciare la parola di Dio ai pellegrini del popolo Summorum Pontificum.

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OMELIA DI MONS. LUIGI NEGRI PER IL IV PELLEGRINAGGIO POPULUS SUMMORUM PONTIFICUM
(Basilica vaticana – 24 ottobre 2015)

Sia lodato Gesù Cristo
Sempre sia lodato.

La parola della liturgia richiama la grande attesa della salvezza dell’intera umanità e, in particolare, l’attesa dei poveri, degli umili, dei disperati. Quella stessa attesa che ad un certo punto si muovesse l’acqua della piscina, perché qualcuno potesse entrare in essa e così partecipare della novità di vita identificata nel Messia d’Israele.

Ecco! Ora l’attesa è finita. L’attesa è finita perché l’avvenimento di Cristo ha squarciato definitivamente i cieli ed è penetrato dentro lo spessore della storia – dell’intera Storia – con tutte le sue grandezze e le sue povertà, con tutti i suoi limiti e le sue tentazioni, ma anche con l’immensa capacità dell’uomo, di affrontare responsabilmente, di generazione in generazione, il problema del destino della sua vita, del fine a cui è chiamato, del Regno di Dio cui tendiamo e che è in mezzo a noi.

È Cristo la vita nuova in mezzo a noi: la vita è pienamente realizzata in Lui, nel mistero della Sua Morte e Resurrezione e della Sua Ascensione, mistero comunicato a ciascuno nella profondità della nostra fede e nell’intensità della nostra carità.

Vita nuova perché la salvezza è una. E’ una nuova dilatazione dell’intelligenza e del cuore che si traduce poi in una nuova sensibilità verso sé stessi, verso gli altri, verso la realtà. Questa umanità nuova è dentro di noi come grazia, come dono della fede. Come verità non meritata ma offerta gratuitamente a quell’attesa profonda che anima la nostra esistenza.

Di fronte a questa grazia noi non siamo e non possiamo rimanere inerti come abbandonandoci ad una sorta di fatalismo che non è cristiano. Noi dobbiamo assumerci la nostra responsabilità, perché la grazia, principio di vita nuova in noi, sede di vita nuova in noi, possa maturare, possa investire e realizzarsi nella nostra umanità, ma soprattutto, realizzandosi nella nostra umanità, possa diventare principio di missione, principio di comunicazione. La fede ci è data per comunicare.

Nella Redemptoris Missio, San Giovanni Paolo II diceva: la fede si irrobustisce donando. Dunque, la gratitudine per la grazia che ci è stata data, diviene, nella profondità della nostra coscienza e del nostro vivere quotidiano, l’intendimento a offrire il nostro contributo alla grande missione di Cristo e della Chiesa. Un impegno a cui dobbiamo collaborare con tutte le nostre forze, quali siano gli ambiti del quotidiano, le circostanze che affrontiamo, i luoghi e le funzioni che abbiamo.

Una sola grande vocazione appartiene al popolo cristiano: comunicare la vita nuova di Cristo ad ogni uomo perché ogni uomo possa, investito di questa grazia, se vuole, corrispondere e fare anch’egli, a sua volta, esperienza di questa novità. Dunque la responsabilità cristiana è la missione, e questa è stata la grande e straordinaria, lezione della Chiesa nella sua storia bimillenaria, variegata faticosa, talora segnata da tanti limiti, ma segnata anche da tanta gloria.

La Chiesa è questa presenza inesorabile della vita di Cristo che viene offerta a tutti coloro che qualche volta non la desiderano neppure, ma dalla nostra presenza di testimoni vengono sollecitati a guardare Cristo, magari per la prima volta, in un mondo come quello in cui viviamo, così lontano dalla presenza del Signore.

Questa missione ha visto la sua identità, la sua moralità scandita da due grandi parole che nella sua storia la Chiesa ha spesso potuto e dovuto dire: la prima parola è la parola POSSIAMO,POSSUMUS, e in questa parola, in questo atteggiamento la Chiesa ha, di generazione in generazione, incontrato l’umanità; la fede ha incontrato la ragione; la libertà cristiana ha incontrato la legge umana; le vicende della vita, dei popoli e delle nazioni sono state inculturate dalla fede cattolica, così che, in più di un caso, questa fede cattolica ha saputo dare un contributo significativo a forme di cultura e di civiltà.

Nel possumus la Chiesa e il mondo si sono incontrati. L’umanità in ricerca si è incontrata con la Chiesa che porta il Dio che si rivela. L’esistenza umana, personale e sociale, questa grande storia di cultura e di civiltà, è significata dalla grande cultura cattolica che non è ancora finita e che ci parla attraverso le più diverse forme di espressione culturale. La missione ha avuto certamente nell’orizzonte del possumus la capacità di dare un contributo significativo all’incremento della vita umana, personale e sociale.

Ma la Chiesa ha potuto e dovuto dire, in modo inesorabile, anche un’altra parola: NON POSSIAMO NON POSSUMUS. La Chiesa in molte occasioni ha dovuto dire che non era lecito non denunciare il tentativo di eliminare la presenza della Chiesa dalla vita della società, ridurre i diritti di Dio, i diritti della Chiesa, e quindi inesorabilmente contribuire al degrado della vita umana e sociale. Non possiamo. Non c’è stato nessun momento della storia per quanto drammatica, soprattutto dell’occidente europeo, in cui la Chiesa non si sia, talvolta anche da sola, assunta la responsabilità di negare la legittimità di certe ideologie, la legittimità di certe impostazioni culturali, sociali e politiche.

La Chiesa, nel suo non possumus, non ha chiuso il dialogo con gli uomini, ma ha negato che le ideologie potessero essere un avvenimento significativo per la sua vita. La denuncia di ciò che contrastando la Chiesa avvilisce l’uomo, il mistero della vita, il mistero dell’amore. La sacralità della paternità e della maternità, gli avvenimenti più significativi della vita umana, stravolti, abbattuti, sostituiti da forme assolutamente inaccettabili di convivenze personali, familiari o sociali.

La Chiesa non potrà mai dire solo possumus, come non potrà mai dire soltanto non possumus, Dovrà, nella responsabilità missionaria, rendere possibile l’incontro fra Cristo e il cuore dell’uomo, dovrà sapere ritmare le aperture e le chiusure, le accoglienze intellettuali e morali e la negazione per tutto ciò che va contro i diritti di Dio. E andando contro i diritti di Dio mette le condizioni per un degrado, per una disumanizzazione della vita umana e sociale di cui è terribile esperienza la società in cui la Chiesa vive oggi.

Guai a noi dunque fratelli, se sostituiamo al binomio possumus – non possumus, un possumus a senso unico che consegna la cristianità alla mentalità dominante, che fa diventare obbiettivo della nostra vita ciò che è perseguito dal mondo nel suo aspetto negativo e diabolico: l’eliminazione di Cristo e della Chiesa. Noi non possiamo accettare che troppi avvenimenti o iniziative o tentativi in questo variegato mondo cattolico, siano fortemente condizionati da una volontà di piacere al mondo e di riceverne il suo appoggio.

Noi vogliamo vedere il volto di Cristo. Questo volto di Cristo che sfolgora nella bellezza della liturgia, e, come accennava il Santo Padre nel suo messaggio, ci introduce alla gloria definitiva del Suo volto. Il volto che è al tempo stesso di Risorto e di Giudice. Noi vogliamo solo mettere ogni giorno gli occhi della nostra intelligenza e del nostro cuore nel volto amatissimo del Signore. Perché da lì nasca un’intelligenza nuova, di noi e del mondo. Un cuore nuovo che ci fa amare ogni uomo che viene in questo mondo come parte del mistero di Cristo che ci si rivela. Che ci faccia sentire l’utilità del nostro tempo e della nostra vita soltanto come affermazione di Cristo e non come affermazione del nostro potere. Questo vogliamo.

Affidiamo alla Vergine la Santa Chiesa di Dio perché la letizia che scaturisce dalla fede sappia portare anche il peso del sacrificio della nostra vita quotidiana – della vita di tutta la Chiesa come di quella di ciascuno di noi – così da rendere inscindibile un binomio, che per la mentalità mondana sembra impossibile: letizia e sacrificio.

E così sia.

Fonte: http://it.paix-liturgique.org/

Pellegrinaggio internazionale POPULUS SUMMORUM PONTIFICUM: il programma

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Comunicato del CISP
14 settembre 2015, nel giorno della festa della Esaltazione della Santa Croce

In questo ottavo anniversario dell’entrata in vigore del motu proprio Summorum Pontificum di papa Benedetto XVI, siamo felici di poter comunicare il programma ufficiale del quarto pellegrinaggio del popolo Summorum Pontificum a Roma.

Ricordiamo che le preghiere dei pellegrini si eleveranno verso la Santa Famiglia di Nazareth per il successo del sinodo sulla famiglia che si chiuderà proprio in quei giorni.

In fondo al comunicato elenchiamo anche le numerose attività non organizzate da noi, ma che saranno offerte ai pellegrini a completamento del nostro pellegrinaggio, in particolare dalla Federazione Internazionale Una Voce, dal CNSP italiano e dall’associazione Madonna di Fatima.

La partecipazione al pellegrinaggio è gratuita. Le offerte raccolte durante le celebrazioni liturgiche sono a beneficio delle chiese che ci accolgono. I pellegrini potranno però concorrere alle spese del pellegrinaggio con le offerte della questua che si terrà all’inizio della processione verso San Pietro.

Alla processione di sabato 24 sono benvenuti bandiere e gonfaloni religiosi, ma sono vietati gli striscioni.

A) Il programma ufficiale

Giovedì 22 ottobre, ore 19 – Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini
Vespri pontificali celebrati da Mons. Juan Rodolfo Laise, ofm cap., vescovo emerito di San Luis, Argentina
Musica: Schola Sainte Cécile
(confessioni dalle 18,30 in poi)

Venerdì 23 ottobre, ore 8:45 – Chiesa Nuova (Santa Maria in Vallicella)
Rosario meditato e preghiere a San Filippo Neri
Canti: Suore francescane dell’Immacolata

Venerdì 23 ottobre, ore 11:00 – Angelicum
Incontro sacerdotale (in lingua francese e in italiano) sull’attualità del tomismo nella formazione sacerdotale, con padre Serge-Marie Bonino, op (pranzo a seguire, previa iscrizione a cisp[at]mail.com)

Venerdì 23 ottobre, ore 15:30 – Palatino
Via Crucis con la Famiglia dell’Immacolata mediatrice di tutte le Grazie e di San Francesco (appuntamento all’inizio di via di San Bonaventura)

Venerdì 23 ottobre, ore 18:00 – Chiesa di Santa Maria in Campitelli
Rosario e confessioni poi, alle 18,30, Messa pontificale celebrata da Monsignor Guido Pozzo, arcivescovo titolare di Bagnoregio, segretario della Commissione Ecclesia Dei
La Schola Sainte Cécile canterà la messa per 4 cori H4 di Marc-Antoine Charpentier

Sabato 24 ottobre, ore 9:30 – basilica di San Lorenzo in Damaso
Adorazione eucaristica presieduta da don Marino Neri, segretario dell’Amicizia sacerdotale Summorum Pontificum
Musica: Cantus Magnus

Sabato 24 ottobre, ore 10:30 – Chiesa di San Lorenzo in Damaso
Processione solenne verso la basilica di San Pietro, presieduta da dom Jean Pateau, osb, abate di Fontgombault, e accompagnata dai canti delle Suore francescane dell’Immacolata

Sabato 24 ottobre, mezzogiorno – basilica di San Pietro
Messa pontificale all’altare della Cattedra celebrata da Mons. Laise in presenza di Sua Ecc.za Mons. Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, che terrà l’omelia.
Musica: Schola Sainte Cécile

Domenica 25 ottobre, ore 11:00 – Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini
Festa di Cristo Re, celebrata da dom Jean Pateau, osb, abate di Fontgombault
Cantus Magnus canterà la “Mass for five voices”di William Byrd

B) Le altre attività

> La Federazione Internazionale Una Voce terrà la sua assemblea generale dal 24 al 26 ottobre presso la Domus Australia, Via Cernaia 14/b, nei pressi di Porta Pia. Sabato 24 e domenica 25 alle ore 19:15 saranno cantati i vespri, diretti da Matthew Schellhorn, che saranno aperti a tutti così come le conferenze di domenica pomeriggio (a partire dalle 14:30) e la messa di chiusura, che si terrà lunedì’ 26 alle 10:00.

> Sabato 24 ottobre alle ore 15:30 presso l’auditorium dell’Augustinianum, il CNSP (Coordinamento nazionale del Summorum Pontificum), presenterà la versione italiana del libro di Monsignor Laise sulla comunione in mano, con prefazione di Monsignor Schneider, in uscita presso le edizioni Cantagalli.

> L’associazione Madonna di Fatima, nello stesso auditorium, ma alle ore 17, terrà un incontro dal titolo “Difendiamo la Fede, Proteggiamo la Famiglia” con Christopher Ferrara, Antonio Brandi, John Vennari e Susan Pearson. (in lingua italiana e inglese)

Pellegrinaggio POPULUS SUMMORUM PONTIFICUM 2015!

COMUNICATO SUMMORUM PONTIFICUM 2015

MASSIMA CONDIVISIONE!

11 gennaio 2015, Festa Della Sacra Famiglia

22-25 ottobre 2015
Il popolo Summorum Pontificum a Roma
per il Sinodo sulla Famiglia


Il quarto pellegrinaggio annuale a Roma del popolo Summorum Pontificum si svolgerà da giovedì 22 a domenica 25 ottobre 2015. Il pellegrinaggio si aprirà, come ogni anno, con i Vespri pontificali nella chiesa della parrocchia personale della SS Trinità dei Pellegrini e terminerà con la celebrazione, nella stessa chiesa, della Festa di Cristo Re, domenica 25 ottobre 2015.

Quest’anno, il pellegrinaggio coinciderà con la chiusura del Sinodo sulla Famiglia, e le preghiere dei pellegrini si eleveranno, in particolare, perché la Chiesa collochi di nuovo le nostre «piccole chiese domestiche» (Familiaris Consortio, 51) sotto la protezione e la guida della Sacra Famiglia di Nazareth, modello di vita coniugale, di educazione e di santificazione, così che le nuove generazioni di famiglie cattoliche siano il fermento della nuova evangelizzazione.

Sabato 24 ottobre, il pellegrinaggio troverà il suo momento culminante nella solenne processione verso San Pietro e nella celebrazione, a mezzogiorno, nella Basilica Vaticana, della Santa Messa nella forma straordinaria del rito romano. Il Cœtus Internationalis Summorum Pontificum desidera vivamente ringraziare S. E. il Cardinal Comastri, Arciprete di San Pietro, per l’amabile sollecitudine con cui ha accettato di fissare sin da oggi la data e l’ora della celebrazione.

***

Quest’anno, per agevolare la preparazione del pellegrinaggio, il CISP ha deciso di arricchire la propria squadra avvalendosi anche di un coordinatore musicale, di un addetto stampa e di alcuni delegati nazionali. Gli estremi di questi volontari sono riportati in allegato.

Contatti :
orga.cisp@mail.com
+39 366 70 46 023
www.unacumpapanostro.com

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Allegato al comunicato del 11 gennaio 2015

Per rafforzare la sua organizzazione, il CISP ha deciso di nominare il maestro Giannicola D’Amico coordinatore musicale del pellegrinaggio: musica.cisp@mail.com

I rapporti con la stampa vengono affidati a Giovanbattista Varricchio : orga.cisp@mail.com

Infine, alcuni pellegrini, che hanno partecipato all’una o all’altra delle precedenti edizioni, hanno accettato di diventare i delegati del pellegrinaggio nei loro paesi o per i loro gruppi linguistici. Avranno il compito di rilanciare le informazioni relative al pellegrinaggio nei rispettivi paesi o gruppi linguistici.

Al momento, i primi delegati nazionali sono:

> Germania: AnneMarie Wimmer, de.sumpont@gmail.com

> Polonia: Kasia Jagos, pl.sumpont@gmail.com

> Danimarca: Gideon Ertner, dk.sumpont@gmail.co

POPULUS SUMMORUM PONTIFICUM 2014: in San Pietro il card. Burke!!

COMUNICATO DEL CŒTUS INTERNATIONALIS SUMMORUM PONTIFICUM

2 FEBBRAIO 2014, PURIFICAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

 

25 ottobre 2014:  

Sua Em.za, il Card. Burke in San Pietro a Roma 

con il popolo Summorum Pontificum 

Il Cœtus Internationalis Summorum Pontificum è lietissimo di annunciare che sarà il cardinale Raymond Leo Burke a celebrare, nella  Basilica di San Pietro, la Messa Pontificale del sabato 25 ottobre alle h. 12, nel corso del terzo pellegrinaggio del popolo Summorum Pontificum a Roma.

Il CISP ringrazia Sua Em.za, il cardinale Angelo Comastri, arciprete di San Pietro, per la disponibilità e la prontezza con la quale ci ha permesso di fissare sin da oggi la data e l’orario di questa Santa Messa che rappresenta ormai il momento culminante del nostro pellegrinaggio ad Petri Sedem.

Possiamo così dare l’avvio alla preparazione del pellegrinaggio con grande anticipo e ciò dovrebbe consentire ai pellegrini non Europei di partecipare con maggiore facilità.

Anno dopo anno, grazie al Motu Proprio Summorum Pontificum di Papa Benedetto XVI del 7 luglio 2007, la ricchezza della forma straordinaria del rito romano diventa in concreto sempre più accessibile alla Chiesa universale (Istruzione Universæ Ecclesiæ del 30 aprile2011) e sembra opportuno consentire ai fedeli delle periferie geografiche dell’Orbe cattolico di poter unirsi a questo solenne momento di preghiera e di testimonianza.

Rammentiamo che il pellegrinaggio comincerà giovedì 23 ottobre e si concluderà nel giorno della festa di Cristo Re, domenica 26 ottobre.

Per info: cisp@mail.com

POPULUS SUMMORUM PONTIFICUM 2014. SI RITORNA A ROMA!

Foto: Chers pèlerins, chers amis,Agenouillés devant la crèche, nous vous adressons tous nos vœuxde bon et saint Noël et sommes heureux de vous annoncer que le prochain pèlerinage Populus Summorum Pontificum se déroulera du jeudi 23 au dimanche 26 octobre 2014.Abbé Claude Barthe, aumônierCœtus Internationalis Summorum Pontificum

Cari pellegrini, cari amici,

inginocchiati davanti al presepio, vi porgiamo tutti i nostri auguri di buon e santo Natale e siamo lieti di annunciarvi che il prossimo pellegrinaggio POPULUS SUMMORUM PONTIFICUM si svolgerà da giovedì 23 a domenica 26 ottobre 2014.

Don Claude Barthe,

cappellano Cœtus Internationalis Summorum Pontificum

Card. Castrillon Hoyos: «Il Papa non ha alcun problema con il rito antico e con chi lo segue»

Lo afferma il cardinale colombiano Darío Castrillón Hoyos, già Prefetto del clero e Presidente della pontificia commissione «Ecclesia Dei»

«Papa Francesco non ha problemi con l’antico rito, e non ha alcun problema con i gruppi di laici e le associazioni che lo seguono e lo promuovono». Lo spiega a Vatican Insider il cardinale Darío Castrillón Hoyos, già Prefetto del clero e Presidente della commissione che si occupa sia del rapporto con i lefebvriani che dei gruppi legati alla celebrazione secondo il rito preconciliare.

Il cardinale aveva parlato di questo argomento nel corso di un intervento a braccio tenuto davanti ai membri di «Una Voce International», una delle associazioni che promuove la cosiddetta «messa antica», celebrata secondo il messale promulgato nel 1962 da Giovanni XXIII, l’ultimo in ordine di tempo prima della riforma liturgica post-conciliare. «Nella recente udienza che mi ha concesso – spiega Castrillón – il Papa mi ha detto di non avere problemi con il rito romano extra-ordinario e con quanti seguono quelle celebrazioni e le fanno conoscere, secondo lo spirito indicato nel motu proprio “Summorum Pontificum” di Benedetto XVI».

Castrillón accenna anche alla vicenda del commissariamento dei Francescani dell’Immacolata, che ha suscitato molte polemiche negli ambienti «tradizionalisti». «Voglio precisare però – spiega il porporato a Vatican Insider – che di questo caso non ho parlato durante l’incontro con Papa Francesco. Le mie fonti in proposito sono altre, ma mi pare comunque di poter affermare che la decisione di insistere per l’uso del nuovo rito, e la necessità di essere autorizzati dai superiori per l’uso dell’antico, in quella comunità religiosa francescana è stato provocato da tensioni interne agli stessi Francescani dell’Immacolata, e non da un giudizio negativo sulla liturgia tradizionale».

Sempre restando nell’ambito dei rapporti tra Roma e il mondo tradizionalista, va segnalato che nei giorni scorsi Papa Francesco ha inviato la sua benedizione alla Fraternità San Pietro, nel venticinquesimo anniversario della sua fondazione.

da vaticaninsider.it

A ROMA LA FORMA STRAORDINARIA IN TOTALE NORMALITA’

Cinque membri dell’esecutivo di Paix Liturgique hanno avuto la grazia di partecipare al pellegrinaggio del Popolo Summorum Pontificum che si è concluso, domenica 27 ottobre, a Roma, con la celebrazione della festa di Cristo Re nella Basilica di S. Maria sopra Minerva da parte di mons. Fernando Rifan, Ordinario dell’Amministrazione Apostolica S. Giovanni Maria Vianney (Brasile). Torneremo senz’altro a parlare di questo pellegrinaggio, che ha portato i pellegrini da S. Raffaele, i cui Vespri Solenni sono stati celebrati da mons. Pozzo il 24 ottobre, fino a S. Caterina da Siena, sul cui sepolcro ha avuto il privilegio di celebrare mons. Rifan – giacché i padri domenicani, che hanno la cura della Basilica, avevano fatto agli organizzatori la sorpresa di liberare il presbiterio dall’altare moderno che normalmente lo occupa. Per il momento, però, desideriamo solo comunicarvi la nostra principale impressione di ritorno da Roma: apud Petri sedem, i cattolici «straordinari» sono trattati come cattolici «ordinari» o, per dirlo senza giochi di parole, la presenza dei rappresentanti del Popolo Summorum Pontificum è vissuta normalmente. Nè più, nè meno.

È dunque forti di una speranza molto semplice che ritorniamo nelle nostre parrocchie e nelle nostre diocesi: che ciò che è possibile e normale sulle sponde del Tevere lo sia domani anche sulle sponde della Senna, della Charente o del Rodano.

I – IL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO AI PELLEGRINI

«A Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Darío Castrillón Hoyos, in occasione del pellegrinaggio a Roma del Cœtus Internationalis Summorum Pontificum, nel contesto dell’Anno della Fede, Sua Santità Papa Francesco rivolge il suo cordiale saluto, auspicando che la partecipazione al devoto itinerario presso le tombe degli apostoli susciti fervida adesione a Cristo, celebrato nell’Eucaristia e nel culto pubblico della Chiesa, e doni rinnovato slancio alla testimonianza evangelica.

Il Sommo Pontefice invocando i doni del divino Spirito e la materna protezione della Madre di Dio, imparte di cuore a Vostra Eminenza, ai presuli, ai sacerdoti e a tutti i fedeli presenti alla sacra celebrazione l’implorata benedizione apostolica propiziatrice di pace e spirituale fervore.»

Questa benedizione del Santo Padre, senza la minima cautela formale circa la forma liturgica specifica dei fedeli e dei sacerdoti interessati (essi celebrano «il culto pubblico della Chiesa» – punto), è stata letta durante la Messa in San Pietro a Roma, sabato 26 ottobre, da mons. Pozzo, Segretario della Commissione Ecclesia Dei. Queste righe, firmate dal nuovo Segretario di Stato, mons. Parolin (sembra che si tratti del primo messaggio di cui si è fatto carico), hanno trovato eco nella vibrante omelia del Card. Castrillon Hoyos, anch’egli già Presidente della Commissione, e, come tale, principale artefice del Motu Proprio Summorum Pontificum, promulgato il 7 luglio 2007 dal nostro Papa Emerito Benedetto XVI.

Nella sua omelia il Cardinale, rivolgendosi al Sommo Pontefice con un “noi” non maiestatico ma collettivo – in quanto il Cardinale si considerava membro del Popolo Summorum Pontificum – ha infatti tenuto ad affermare che “noi non siamo soli, Santo Padre: siamo con i secoli della Chiesa e con legioni di Santi e di Martiri”. Un messaggio forte che è arrivato, senza dubbio, dritto al cuore dei pellegrini.

II – LE RIFLESSIONI DI PAIX LITURGIQUE

1) Per il secondo anno, i pellegrini del Popolo Summorum Pontificum sono entrati in processione in San Pietro. Mentre il venerdì gli organizzatori stavano sulle spine a causa del divieto di percorrere via della Conciliazione imposto dal Comune di Roma per mancanza di agenti di polizia, il sabato la processione ha finalmente potuto imboccare solennemente la maestosa arteria che sale verso San Pietro sotto lo sguardo di decine di migliaia di persone giunte per partecipare alle Giornate della Famiglia. Tutto ciò grazie al fatto che i volontari dell’Anno della Fede sono stati mobilitati dal Vaticano per sostituirsi alla polizia municipale, come fanno ordinariamente per ogni altro gruppo di pellegrini in occasione di grandi eventi. Molto semplicemente.

2) Per il secondo anno, un cardinale ha celebrato all’altare della Cattedra. L’anno scorso, il Card. Canizares, Prefetto della Congregazione del Culto Divino, aveva spiegato di celebrare perché secondo lui era normale farlo. Quest’anno, il card. Castrillon Hoyos, Prefetto Emerito della Congregazione per il Clero, ha fatto un passo in più, e si è schierato con i pellegrini usando il pronome collettivo “noi” nella sua omelia, come farebbe normalmente ogni pastore conducendo il suo gregge in pellegrinaggio in un luogo santo. Quest’anno, e per la prima volta da quando vengono celebrate messe in rito antico all’altare della Cattedra (in passato: nel 2011, per iniziativa di p. Nuara, a conclusione del Congresso Summorum Pontificum; nel 2012, alla fine del primo Pellegrinaggio Summorum Pontificum), lo staff del Card. Comastri, Arciprete della Basilica Vaticana, aveva arretrato l’altare fino al centro del coro. Un allestimento abituale per le cerimonie che richiedono un vasto spazio davanti all’altare, segnatamente utilizzato per le ordinazioni del seminario nord-americano. Poiché il servizio liturgico secondo le prescrizioni della forma straordinaria si svolge meglio con quell’allestimento, lo si è adottato anche in questo caso.  Molto semplicemente.

3) Per il secondo anno consecutivo, il Segretario di Stato ha fatto pervenire ai pellegrini un messaggio del Santo Padre. Questo favore non viene accordato sempre, ma è consuetudine che vengano salutati ed incoraggiati dal Santo Padre i gruppi di pellegrini ad Petri sedem degni di nota. Anche i pellegrini Summorum Pontificum lo sono. Molto semplicemente.

4) Avrete compreso che, se sottolineiamo la «normalità» con cui si è svolto il pellegrinaggio – perlomeno nella sua dimensione istituzionale, dato che, sul piano spirituale, le giornate romane sono state di un’eccezionale ricchezza – è perché, ancora molto spesso, il trattamento riservato ai Coetus Summorum Pontificum nelle nostre diocesi e nelle nostre parrocchie è anormale. Quante porte chiuse? Quanti fin-de-non-recevoir? Quanti «non ricorrono le condizioni» per consentire l’applicazione del Motu Proprio? Quanti «siete fermento di divisione»? Quanti «datemi il tempo di consultare il consiglio parrocchiale / i confratelli del decanato / il vescovo» (cancellate l’opzione non pertinente!).

Dal 2011, le porte di San Pietro sono spalancate per i cattolici Summorum Pontificum. Dal 2012, il Papa dà loro il benvenuto: grazie, Santo Padre… Dal 2013, si appresta loro ogni facilitazione. Non c’è dubbio che sarà presto così anche ad Angoulême, a Lille o a Langres.

ALLEGATO – L’OMAGGIO DEI PELLEGRINI AL CARDINAL CASTRILLON HOYOS

Dopo la cerimonia, nella sacrestia di San Pietro, i responsabili del Coetus Internatiolis Summorum Pontificum hanno ringraziato il Cardinal Castrillon Hoyos non soltanto per la celebrazione di quella stessa mattinata, ma anche, e soprattutto, per la sua azione di lunga data in favore della pace e della riconciliazione. La Schola Sainte-Cécile si è associata a questo momento caloroso intonando un superbo Ad multo annos, poiché il Cardinale festeggiava proprio in quel giorno il 61° anniversario della sua ordinazione sacerdotale.

Ecco il testo del messaggio di ringraziamento letto in spagnolo al Cardinale, al termine della cerimonia:

«A S. E. Rev.ma il Sig. Cardinale Dario Castrillon Hoyos,

Prefetto Emerito della Congregazione per il Clero,

già Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei,

risoluto difensore per lustri del “diritto di cittadinanza” della liturgia gregoriana, per assicurare la pace della Chiesa e per beneficiare tutti i sacerdoti e i fedeli cattolici, soprattutto i più umili, delle inesauribili ricchezze della venerabile tradizione latina, la cui azione paziente e vigorosa è stata consacrata nel 2007 dal Santo Padre Benedetto XVI nel suo Motu Proprio Summorum Pontificum, che, il 27 ottobre 2013, anniversario della sua ordinazione sacerdotale, ha celebrato all’Altare della Cattedra dell’Apostolo, nella Basilica Vaticana, la Messa Pontificale per il pellegrinaggio del Popolo Summorum Pontificum, con gran concorso di sacerdoti e di fedeli, i membri del Coetus Internationalis Summorum Pontificum e la corale Sainte-Cécile di Parigi esprimono la loro profonda riconoscenza e la loro affettuosa venerazione».

dal sito paix-litugique (traduzione dell’ avv. Marco Sgroi)

POPULUS SUMMORUM PONTIFICUM: il messaggio del card. Burke

 

Cari Pellegrini “Summorum Pontificum”,

il vostro pellegrinaggio annuale a Roma si avvicina. In questo periodo di preparazione spirituale all’evento, sappiate che imploro la benedizione della Santissima Trinità su di voi, affinché riceviate abbondanza di grazie sin d’ora e, soprattutto, durante le celebrazioni liturgiche alle quali parteciperete nella Città eterna a fine ottobre.

Che il fervore delle vostre preghiere e della vostra fede, che troveranno un rinnovato slancio presso la Cattedra di San Pietro, sia pegno di numerose benedizioni per voi, per i vostri cari, e in primo luogo per il Santo Padre e la Santa Chiesa.

Che Dio vi benedica!

Raymond Leo Cardinal Burke

5 ottobre 2013

POPULUS SUMMORUM PONTIFICUM: intervista a Guillaume Ferluc, segretario generale del C.I.S.P.

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Intervista a Guillaume Ferluc, segretario del Coetus Internationalis Summorum Pontificum, promotore del secondo pellegrinaggio Summorum Pontificum.

Dopo il successo a sorpresa dell’anno scorso, il popolo del Summorum Pontificum è in piena effervescenza per il nuovo pellegrinaggio che si svolgerà a Roma, dal 24 al 27 ottobre. Vi proponiamo questa settimana le parti più interessanti dell’intervista rilasciata dal segretario generale del pellegrinaggio alla rivista americana The Remnant, a conclusione della quale pubblichiamo un vademecum del pellegrino.

1) A che punto siete con l’organizzazione?

CISP: Abbiamo appena completato la stesura del programma con l’annuncio del celebrante della messa pontificale in San Pietro, sabato 26 ottobre alle 11: il cardinale Darìo Castrillón Hoyos che festeggerà proprio quel giorno il 61esimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale. La presenza del card. Castrillón Hoyos in un tale giorno è una grande gioia ed un onore per tutto il popolo Summorum Pontificum. In veste di presidente della Commissione Ecclesia Dei, il Cardinale non si è risparmiato per i diritti dei fedeli e dei sacerdoti legati alla liturgia tradizionale ed ha accompagnato con grande entusiasmo e lealtà la promulgazione del motu proprio voluto da Papa Benedetto XVI. 
Come prima cosa, riguardo alla dinamica generale del pellegrinaggio, si può dire che quest’anno c’è una grande tranquillità nei confronti del Coetus da parte di tutti: pellegrini, religiosi e singoli istituti. L’anno scorso ad alcuni era parso che venissimo un po’ dal nulla per provare a rappresentare una nuova realtà, così, anche appartenendo alla stessa famiglia tradizionale, erano rimasti sorpresi. Lo stupore è stato anche forse dovuto al fatto che noi stessi non eravamo stati capaci di comunicare la nostra iniziativa efficacemente. Inoltre c’era stato poco tempo per preparare il pellegrinaggio. Quest’anno c’è una maggiore apertura da parte di tutti, almeno di tutti coloro che ritengono importante testimoniare la nostra fede cattolica, apostolica e romana – romana nel senso di manifestarla anche “ad Petri sedem, cum Petro et sub Petro”. Ovviamente ci sono anche delle resistenze, in particolare da parte di quegli ecclesiastici che vorrebbero approfittare della rinuncia di Benedetto XVI per rimandare la messa di San Pio V – mai abrogata! – nel dimenticatoio.

2) Oltre a mons. Athanasius Schneider, avrete come altro celebrante mons. Rifan, ordinario dell’Amministrazione apostolica San Giovanni Maria Vianney di Campos, nel Brasile: perché questa scelta? 

CISP: Vediamo in mons. Rifan una realtà che vorremmo maggiormente presente nella Chiesa, ossia un vescovo che ha come missione celebrare, insegnare, custodire la liturgia tradizionale della Chiesa e anche la facoltà e il dovere di ordinare preti secondo e per la forma straordinaria del rito romano. Per poter portare avanti la nostra pratica religiosa, poter andare a messa col rito tradizionale nelle nostre parrocchie, ci servono preti e dunque seminari che li formino e, di conseguenza, vescovi che li possano ordinare: siccome mons. Rifan è finora l’unico vescovo il cui impegno pastorale è proprio questo, ci sembrava ovvio averlo con noi.
Inoltre, posso dire che ci sono giunte ottime testimonianze delle recenti giornate mondiali della gioventù a Rio de Janeiro, dove mons. Rifan è stato incaricato della catechesi per i giovani di Juventutem, gruppo che basa il suo apostolato sulla liturgia tradizionale. La chiesa era gremitissima, i pontificali molto degni e le prediche sono state apprezzate.
Chi avrebbe mai potuto pensare solo fino a poco tempo fa che in Brasile centinaia di ragazzi potessero seguire per tre giorni prediche, messe e confessarsi con preti legati alla tradizione della Chiesa? E tutto questo con l’imprimatur ufficiale della Chiesa apostolica romana? Certo qualcuno potrebbe obiettare che era solo un vescovo su 300, ma è già un traguardo importante; anche il luogo era molto suggestivo: la chiesa assegnata per questa catechesi era l’antica cattedrale di Rio de Janeiro, un posto quanto mai carico di storia e di fede delle passate generazioni e quindi simbolicamente molto importante e significativo.
Le GMG illustrano in particolare quanto la liturgia tradizionale attiri i giovani. Perciò non possiamo rimanere nel nostro fortino ma dobbiamo andare incontro a tutti coloro che cercano una maggior solennità e una maggior sacralità nella loro vita di fede.

3) A questo proposito, è notizia recente che addirittura nella cattedrale di Helsinki è stata istituita una messa in rito straordinario con cadenza regolare, cui partecipano normalmente un’ottantina di persone, un numero enorme se si pensa che su quasi 6 milioni di abitanti, i cattolici finlandesi sono circa lo 0,2 – 0,3%.

CISP: Un’altra prova a testimonianza della crescita della forma straordinaria del rito romano è che di anno in anno aumentano i novelli sacerdoti che scelgono di celebrare la loro prima messa nella forma straordinaria: non solo quelli degli istituti tradizionali legati all’Ecclesia Dei, ma anche quelli formati nei seminari diocesani. Ad esempio, nello scorso mese di giugno, per la prima volta in Croazia, un sacerdote diocesano dei dintorni di Zagabria ha scelto di celebrare la sua prima messa secondo il rito tradizionale. È un modo per tanti preti di affermare la loro appartenenza a quella che potremmo chiamare la “generazione Benedetto XVI”, così come si è parlato di una “generazione Giovanni Paolo II”. Questa generazione di papa Benedetto potremmo anche chiamarla “generazione Summorum Pontificum”.
Dall’anno prossimo poi i seminaristi che verranno ordinati saranno per la stragrande maggioranza giovani entrati in seminario successivamente alla promulgazione del Summorum Pontificum. E anche qui sono convinto che vedremo un’ulteriore crescita della liturgia tradizionale. Ovviamente speriamo che questi preti potranno avvalersi del diritto loro conferito di celebrare nelle loro parrocchie la messa secondo il messale del Beato Giovanni XXIII.
Vi è da aggiungere anche la bella scelta fatta da tanti sacerdoti ordinati dagli istituti dell’Ecclesia Dei di celebrare una prima messa nella loro parrocchia o diocesi di origine. Penso per esempio al novello sacerdote don Massimo Botta della Fraternità San Pietro che ha celebrato la sua prima messa il 23 giugno 2013 nella cattedrale di Velletri, riportandovi una liturgia non più celebrata da quarant’anni.

4) Quale potrebbero essere secondo lei le sfide per il mondo tradizionale rappresentate dal nuovo pontificato?

CISP: Noi siamo convinti che la storia della Chiesa non è finita nel 1962, così come non sia finita con il pontificato di papa Benedetto. Il nuovo pontificato di papa Francesco forse ci invita a una riflessione su quanto la liturgia e la tradizione della Chiesa non siano solo di un piccolo gruppo, di un’elite, come equivocato da molti.
Si potrebbe anche sostenere, seguendo l’appello di papa Francesco, che la liturgia tradizionale della Chiesa, con tutto il suo splendore che ci manifesta la presenza di Dio, è in realtà una liturgia che ci porta all’umiltà. Nella liturgia tradizionale, l’actuosa participatio dei fedeli è una partecipazione umile, fatta di silenzio, di adorazione, d’inginocchiarsi, di suppliche, di ringraziamenti: tanti atteggiamenti che non sono molto diversi dall’uomo in difficoltà che chiede aiuto, della persona che soffre. E non dimentichiamo che tra i grandi Santi sacerdoti tanti sono stati semplici parroci – diciamo – di campagna, nel senso che erano strettamente a contatto con le classi più umili della nazione, a cominciare dal santo Curato d’Ars, da don Orione o da Padre Pio. Comunque anche se questi Santi parroci davano la massima solennità alla liturgia, si trattava sempre di una liturgia che coinvolgeva tutti, dal contadino alla casalinga, persone che non avevano di certo studiato il latino alla Sorbona o in chissà quali altre scuole di grande cultura, ma che si sentivano parte integrante di questa liturgia e quindi di questo culto reso a Dio.
Infine, c’è un’altra sfida da raccogliere: smentire chi ritiene erroneamente che Papa Benedetto abbia fatto risorgere un morto e ci vorrebbe relegare non alle periferie della Chiesa ma addirittura fuori dalla Chiesa. Da 50 anni, i fedeli, i religiosi e i preti legati alla tradizione della Chiesa sono stati derisi, disprezzati ed emarginati. Il 7 luglio 2007, Papa Benedetto ha posto fine a questa situazione che ha turbato tante anime, ricucendo la tunica stracciata della Chiesa, la tunica stracciata di Cristo.
Tocca a noi rifiutare ogni nuovo strappo all’unità della Chiesa e farci valere come una delle pecorelle del gregge. Siamo ben consapevoli di non essere tutto il gregge e accettiamo volentieri di essere solo una pecorella su cento ma riteniamo di meritarci non minor cura e attenzione da parte dei nostri pastori di quanto ne godano le altre. Alcuni temono una presunta nostra ideologizzazione ma li posso subito rassicurare, non abbiamo altra “ideologia” che l’amore per Gesù Eucaristia, Crocefisso e Risorto.

5) Alcuni ritengono che il pellegrinaggio si sovrapponga ad altri eventi promossi da ambienti legati alla tradizione in quello stesso periodo. Che cosa ci può dire al riguardo?

CISP: Quando abbiamo deciso di riproporre un pellegrinaggio anche per quest’anno, ci siamo posti il problema della vicinanza di date con altri eventi della comunità tradizionale, come la biennale assemblea della Federazione Una Voce Internazionale, evento importante ma che coinvolge essenzialmente i responsabili dei vari capitoli dell’associazione sparsi nel mondo. Abbiamo chiesto alla FIUV se fosse opportuno operare insieme, ma hanno risposto – e si capisce bene – di avere un preciso ed intenso programma di lavoro e che non potevano inserire altri appuntamenti proprio nello stesso momento. Visto che da parte nostra volevamo essere in sintonia con la chiusura dell’Anno della Fede e che dovevamo tenere conto anche delle numerose attività previste dalla Santa Sede, abbiamo scelto di operare in maniera indipendente. Lo stesso problema si è posto anche con la fraternità S. Pietro, che a metà ottobre verrà a Roma per festeggiare il suo giubileo, a 25 anni dalla sua fondazione con il motu proprio Ecclesia Dei del 1988.
Poi non dobbiamo dimenticare che ci sono ancora problemi e resistenze, con tante persone ostili alla messa tradizionale e che vogliono ostacolarci: quindi, più iniziative ci sono, meglio è, poiché aumenta per così dire il peso della nostra presenza; ed inoltre, venendo in contatto per le esigenze organizzative, si potranno incontrare anche tante persone aperte e favorevoli. Se invece si fa sempre tutto insieme, si rischia di finire nella solita routine in una sorta di ghetto e non mi sembra il massimo dei risultati cui aspirare. Ora non dico che dobbiamo essere dei missionari, ma almeno dobbiamo farci conoscere e far conoscere la realtà che rappresentiamo e soprattutto la liturgia che è il collante che ci aggrega e ci dà coesione.

6) C’è un messaggio particolare che vorrebbe comunicare?

CISP: Vorrei semplicemente ricordare che un pellegrinaggio può essere visto sotto varie angolazioni. Innanzitutto è un’opportunità penitenziale, nel senso che in qualche modo costa fatica e sacrificio. Certo non è Compostella e quindi non c’è da camminare così tanto, però comunque questo pellegrinaggio, seppure in piccolo, comporta qualche fatica che può essere interpretata come una sorta di penitenza o fioretto da offrire al Signore.
In realtà, ciò che ci ha spinti a ripetere il pellegrinaggio a distanza di un anno, è stato il successo tanto sperato ma inatteso dell’anno scorso, perché tutti coloro che hanno partecipato sono ripartiti felici di aver preso parte ad una esperienza che si è rivelata spiritualmente proficua: sono tornati a casa portandosi un piccolo tesoro spirituale, che è ovviamente il frutto più importante del pellegrinaggio. E noi quest’anno vorremmo che si verificasse la stessa cosa: anche noi siamo chiamati a dare il nostro contributo alla nuova evangelizzazione con l’ausilio della sempre giovane tradizione liturgica; penso che per molti, questa delle celebrazioni e degli eventi legati al pellegrinaggio, potrebbe essere l’occasione per scoprire che cos’è la realtà del mondo della spiritualità tradizionale: e non parlo soltanto della liturgia ma anche dei fedeli che sono ad essa legati; infatti spesso le critiche rivolte al mondo tradizionale sono critiche rivolte agli stessi fedeli, dipinti come personaggi che pensano più a far politica che a pregare, e che, se poi veramente pregano, lo fanno indirizzando preghiere a tutt’altri scopi invece che alla propria santificazione, o che, ancora, sono soltanto un gruppo sociale attento soltanto ai propri interessi, che non sono certo in primo luogo spirituali, e via dicendo. Per tanti anni si è pensato che ci fossero solo i francesi ad essere tradizionalisti, poi, soltanto gli europei, e adesso si scopre, grazie al motu proprio Summorum Pontificum, che – dalle Filippine al Sudamerica, dall’Australia alla Finlandia, fino a Terranova – si tratta di una realtà universale. Niente di strano visto che il messale di San Pio V è stato il messale della Chiesa universale per secoli.
Dunque, venire a Roma per questo pellegrinaggio è l’occasione per chi non la conosce, di scoprire la liturgia tradizionale, ma forse anche l’occasione di incontrare i suoi fratelli in Cristo, e noi saremmo molto lieti di vedere persone che non sono quelle che normalmente vediamo alle nostre messe domenicali. Dobbiamo dire che noi soffriamo molto di questa idea di essere ghettizzati. Recentemente papa Francesco ha rivolto un invito a tutti i cattolici affinché si esaminino per vedere se sono chiusi e tristi, un atteggiamento questo che ha poco di cristiano; magari può anche capitare a volte a noi, fedeli tradizionali, di essere così nella nostra vita quotidiana, di avere un atteggiamento un po’ freddo e chiuso, ma spesso siamo stati anche spinti ad essere così, perché quando abbiamo bussato ad una porta all’interno della nostra madre Chiesa, il più delle volte ce l’hanno sbattuta in faccia.
Ecco quindi che ci farebbe piacere riuscire anche a farci conoscere meglio, perché la realtà della famiglia Summorum Pontificum è una realtà che sta evolvendo pian piano, con un’età media abbastanza giovane: la stragrande maggioranza delle persone che la compongono sono nate e cresciute nella fede e nella pratica religiosa dopo il Concilio, dunque spesso senza conoscere la liturgia tradizionale fino al 2007; alcuni di coloro che hanno fatto la scelta di aderire al Summorum Pontificum si stupiscono di ritrovarsi collocati un po’ alla periferia della Chiesa o delle loro parrocchie. Sarebbe bello – ripeto – che questo pellegrinaggio fosse anche un’occasione di incontro: come l’anno scorso il card. Comastri aveva spalancato le porte di San Pietro per noi, così sarà quest’anno; ma spero che sia anche un’opportunità per noi di portare più persone, tra le quali speriamo che tante reciteranno le loro preghiere in latino per la prima volta.

da piax-liturgique

POPULUS SUMMORUM PONTIFICUM: il C.I.S.P. scrive ai coetus fidelium

ITAprog2013

A tutti i Coetus Fidelium che si avvalgono del Motu Proprio Summorum Pontificum di S.S. Benedetto XVI,

Gratia vobis et pax a Deo Patre nostro et Domino Iesu Christo!

Da giovedì 24 sino a domenica 27 ottobre si terrà a Roma il secondo Pellegrinaggio Internazionale del Populus Summorum Pontificum, il cui momento centrale sarà, nella mattinata di sabato 26 ottobre, la processione per le vie di Roma e la S. Messa pontificale in San Pietro celebrata dal Card. Dario Castrillon Hoyos.

Con il Pellegrinaggio ad Petri Sedem, il popolo Summorum Pontificum vuole mostrare la propria unità e la perseverante volontà di essere presente nella vita della Chiesa, per concorrere alla diffusione del dono della liturgia tradizionale, dischiuso a tutti i fedeli dalla lungimiranza di Benedetto XVI.

Nell’imminenza del Pellegrinaggio, il Coetus Internationalis Summorum Pontificum (CISP), che ne cura l’organizzazione, si rivolge a tutti i fedeli per chiedere il loro sostegno.

In primo luogo con la preghiera: invitiamo tutti i Coetus a voler recitare un S. Rosario  per il buon esito del Pellegrinaggio prima di una delle S. Messe che verrano celebrate da qui alla fine di ottobre.

In secondo luogo, promuovendo il pellegrinaggio, diffondendone il programma, e sottolineando l’importanza della cospicua presenza a Roma dei fedeli legati alla S. Messa tradizionale. Vi chiediamo di divulgare l’allegatovolantino, che potrete stampare o diffondere via e-mail, e che riassume tutto il programma delle imminenti giornate romane, con l’indicazione del sito web e della pagina facebook del Pellegrinaggio.

Infine, aiutandoci anche economicamente, secondo le Vostre possibilità. Il Pellegrinaggio ha dei costi organizzativi che ci siamo sforzati di contenereal massimo, e che sono completamente autofinanziati dai fedeli e dai gruppi partecipanti. Ogni offerta è benvenuta! Potete farci pervenire le vostredonazioni via paypal: troverete tutte le informazioni necessarie sulla pagina facebook ‘Populus SummorumPontificum’ come sul sito www.unacumpapanostro.com. Oppure contattateci rispondendo a questa e-mail, per definire le modalità di contribuzione che possano essere più comode per Voi.

Ma soprattutto lasciateci ripetere: non fateci mancare le Vostre preghiere e la vostra presenza!

Ci affidiamo fiduciosi alla protezione del Cuore Immacolato di Maria, e alla Sua potente intercessione.

In J et M
Abbé Claude Barthe, cappellano
Giuseppe Capoccia, delegato generale
Guillaume Ferluc, segretario generale